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1.2.4. Mondo azzurro

Non possiamo parlare di uomini e di donne senza riferirci direttamente o indirettamente ai caratteri specifici delle due dimensioni ora individuate. Incontrando il Logos, la coscienza, la parola, la colpa, l’innocenza, la vergogna, la paura, il Senso, la responsabilità, le regole, le dimostrazioni, la logica, la Cavalleria, il bisogno, l’irreversibilità e via dicendo, ci si riferisce sempre a caratteri propri di uno o dell’altro di quei due spazi, l’azzurra Noosfera e la rosa Etosfera nei quali vivono tanto le une e quanto gli altri ma che per questi e per quelle hanno significato e peso diversi. Caratterizzare come azzurra la prima e come rosa la seconda potrebbe suggerire che i maschi vivano in una e le femmine nell’altra seguendo pedissequamente una tradizione interpretativa che, oltre ad essere stigmatizzata dalle donne, non ha ancora trovato la sua vera giustificazione. Niente di simile, perché tutti e due sono totalmente immersi in entrambi questi mondi, quel che li differenzia è solamente il modo con cui si rapportano ad essi, discrepanza che giustifica l’assegnazione di due diverse tinte a queste dimensioni ma che qui non sarà oggetto di approfondimenti. 

Due spazi interconnessi, ma ubbidienti a logiche affatto diverse, formano l’ambiente nel quale gli umani trascorrono la loro vita e sperimentano il mondo. Noosfera, spazio della mente, è la dimensione della conoscenza, dell’interpretazione oggettiva del mondo, dove valgono le prove, dove si incontrano gli errori, dove abitano le congetture e le relative confutazioni. Qui si formano quegli scenari la cui correttezza sarà confermata o smentita dall’esperienza. La conoscenza si presta ad essere un processo di crescita, anche se non di accumulo, dove le acquisizioni di una generazione possono trasmettersi alla successiva che migliora con ciò la propria capacità di intervenire sulla natura, di capirla, di guidarla, di sfruttarne le leggi e le risorse, ma anche di conoscere più estesamente il mondo umano. E’ il luogo della parola, o meglio del Logos, e delle sue regole. 

La logica abita qui con la sua legge fondamentale secondo la quale A è uguale ad A e con il suo primo vincolo che si esprime nella catena dei se… allora…, condizione fondamentale di ogni ragionamento, di ogni previsione, di ogni comprensione. Noosfera è il luogo della verità e dell’errore i quali non sono altro che sinonimi di descrizione congruente o incongruente, ossia vincente o perdente, di ciò che è. Verità e falsità attengono infatti alla descrizione del cosmo, del mondo umano e della natura e poiché le descrizioni non sono ciò che viene descritto (come la mappa non è il territorio), qui, con la Parola, nasce il problema del vero e del falso, prima del suo avvento non vi erano nel cosmo né questo né quello. Noosfera è il luogo della coscienza, che presuppone l’esistenza della Parola e quindi della capacità di allontanarsi dalle cose e di trattarle come oggetti, ivi compresi noi stessi; in sua assenza non vi è coscienza né capacità di oggettivizzare, di porsi dal punto di vista altrui, di valutare l’altro al di fuori della sua relazione diretta con noi. La Parola crea il futuro e il passato, il primo come scenario carico di speranze e di paure, il secondo come immagini capaci di ricostruire e di rendere presenti gli avvenimenti trascorsi con il loro prezioso carico di conoscenze ma anche con il pesante fardello della responsabilità e della colpa. 

La Parola è la sorgente di Noosfera che è il luogo delle regole, delle leggi e dei princìpi tutti fondati sulla sua costrizione primaria quella che le impedisce di affermare e negare una cosa nello stesso momento, giacché A è uguale ad A, perciò essa è la condizione dei tradimenti e delle slealtà che sono il venir meno alla parola data. In un mondo senza Parola non si può né promettere né tradire. Noosfera è il luogo della responsabilità e dell’irreversibilità. La responsabilità è il dover ammettere di essere a capo di una serie di eventi di cui si è stati causa e si fonda sulla preconoscenza delle conseguenze delle azioni, l’irreversibilità, e perciò la Colpa, sono conseguenza della capacità di percepire il tempo ed il suo scorrere in una sola direzione. Se potessimo modificare il passato ogni colpa svanirebbe. Qui vivono quindi le cause e gli effetti, qui sta la capacità di distinguere le intenzioni dalle cause e quindi gli effetti voluti da quelli non voluti: qui abita l’errore

Qui hanno casa i diritti ed i doveri che sembrerebbero, d’acchito, appartenere a Etosfera, ma il diritto è ‘ciò che dovrebbe essere’ e il suo presupposto è la percezione di un divario tra ciò che è e ciò che vorremmo fosse, un confronto tra lo stato presente e lo scenario immaginato. Solo la Parola produce scenari e perciò tra gli animali non esistono diritti; ciò non significa che la Parola crei i diritti ma che ne è un presupposto essenziale, una condizione necessaria anche se non sufficiente. Lo stesso vale per la Colpa la quale presuppone la coscienza che è il presupposto dell’imputabilità. I bambini sono innocenti in quanto incoscienti, lo stesso vale per gli animali non umani ma anche per gli adulti quando si riconosce che sono ‘incapaci di intendere e di volere’. La colpevolezza, dunque, presuppone la coscienza e la coscienza è figlia della Parola.

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