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3.3.12 Romanticismo protocollare

Negli Usa molti colleges hanno adottato la c.d. “procedure”, un protocollo comportamentale che deve essere seguito da tutti gli studenti nelle interazioni con le compagne, documento apparso per la prima volta presso l’Antioch College dell’Ohio nel 1993.i La lista viene inclusa tra gli atti ufficiali e talvolta viene consegnata direttamente alle matricole ed il mancato rispetto delle disposizioni in essa contenute, oltre a sanzioni, può portare alla cacciata dalla scuola. La trovata femminista è stata prontamente adottata anche perché le accuse di molestie comportano spesso l’esborso di enormi somme a carico degli Istituti, meglio dunque sorvegliare e punire. Tale protocollo elenca pignolescamente i passaggi che devono essere percorsi nell’approcciarsi ad una ragazza, con le relative esplicite domande, di cui la prima è: “Posso iniziare la procedura?”, il resto viene da sé: “Posso toccarti la spalla?”, “Posso offrirti un aperitivo?” e così via. La cosa sul momento fa ridere ma questa ilarità non è altro che un mezzo di autoprotezione di fronte ad una realtà sconcertante e inquietante. La prima considerazione, tanto banale quanto significativa, è che la “procedure” è là per frenare e regolamentare il comportamento maschile, non quello femminile, come se una legge di natura prevedesse che il ‘farsi avanti’ sia eterno compito, ineludibile necessità dei maschi, negazione perfetta del dogma della ‘parità ormonale’. 

La seconda riguarda la degradazione della relazione che viene svuotata di ogni spontaneità, trasformata nella gelida e ridicola esecuzione di atti preordinati esecutivi di un’agendina di azioni meccaniche e stereotipate. Una squallida ripetizione di gesti da marionette che ha almeno il vantaggio di mettere in luce lo schema delle manovre di avvicinamento, altrimenti pudicamente nascosto, quale è richiesto dal sentire femminile. Ma più stupefacente è il fatto che tutto questo avviene ad opera di quel movimento che ha fatto della spontaneità nei rapporti e della libera espressione dei sentimenti e delle passioni una delle sue bandiere e che anzi rimprovera agli uomini quell’eterno autocontrollo e quella storica negazione dei sentimenti che devono finalmente superare. In casi come questo, quando l’attualizzazione è negazione esatta dello scopo dichiarato, si sviluppano sempre due scuole di pensiero, quella che li interpreta come deviazioni e aberrazioni, tradimenti e degenerazioni (“eterogenesi dei fini” o “rivoluzione tradita”, a piacimento) e quella che li vede come naturale realizzazione degli scopi occulti che da sempre giacciono nel cuore dell’utopia (“Terra ai contadini!” prometteva quella Rivoluzione che espropriò tutti di tutto), semplici frutti di una pianta, rispetto alla quale gli scopi proclamati (i fini) non sono altro che strumenti di propaganda e di mistificazione. Le ‘procedures’ sono da sempre inscritte nel cuore della GNF come ogni frutto è già dentro la pianta.

i P. Bruckner, La tentación de la inocencia, op. cit., p. 174.

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