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4.2.10 Gli "errori" del femminismo

Di fronte a quel che sta accadendo non è raro sentir parlare, da parte degli uomini ma anche delle donne, di errori del femminismo e di falsità della GNF. Il femminismo sbaglierebbe circa la verità ma sbaglierebbe anche sotto il profilo degli effetti della sua opera in quanto non tutti e non sempre coerenti con gli obiettivi dichiarati. L’espandersi delle conquiste femminili, insieme ad enormi vantaggi per le donne, avrebbe prodotto anche effetti non del tutto positivi sia per esse che per gli uomini. 

Quanto agli uomini la critica si appunta sul fatto che nella sua espansione il femminismo avrebbe prodotto un disorientamento troppo grande, una crisi troppo profonda nell’ex sesso forte fondata anche su una non perfetta percezione della realtà maschile. Avrebbe operato così intensamente e profondamente da intaccarne l’autostima ed avrebbe ottenuto   qua e là   diritti tanto estesi da non poterli distinguere dai privilegi, si sarebbe spinto tanto avanti nella critica da sconfinare nella denigrazione e nel vilipendio e tutto ciò in contrasto con gli obiettivi dichiarati e sempre professati. Così si ragiona, presumendo che le sue finalità profonde siano quelle proclamate e che invece in quel modo, con quelle esagerazioni, finisca col tradire se stesso, di qui gli “errori” e le timide osservazioni sul fatto che “certe femministe non vedono che...” o “il femminismo dimentica che...”, o ancora “il femminismo sbaglia quando...”, ovvero “è triste vedere che in questo modo...” e così via. Si tratterebbe di estremismi da attribuirsi ora al “veterofemminismo” ora alle “frange estreme del neo-femminismo” ovvero a “certe correnti del femminismo americano” e così di seguito. Presupposto di tali giudizi è che il femminismo sia un movimento buono che però talvolta esagera, peraltro con la sottaciuta giustificazione che si tratta di eccessi scusabili dopo millenni di sottomissione. La proclamazione degli obiettivi da parte di una forza, quale che sia, è uno strumento al pari degli altri e perciò sempre vengono dichiarati e resi espliciti quelli presentabili nel momento storico in cui si annunciano e che siano capaci di mascherare quelli profondi. Così negli anni Sessanta il femminismo si presentava come un movimento antigerarchico, libertario, in lotta contro il potere in quanto tale e non come forza mirante alla sua conquista e giurava di essere in lotta contro il maschilismo, contro il patriarcato e non contro gli uomini.i Ora le cose sono cambiate e si può esplicitamente rivendicare il potere e lasciarsi sfuggire anche l’altra verità e cioè che la lotta non è contro il “maschilismo” ma davvero contro gli uomini. Nell’aggiornare la lista degli obiettivi e nel proclamare nuove verità il femminismo non commette alcun errore. 

L’altra categoria di errori sarebbe costituita dai problemi e dalle difficoltà che questa “trasvalutazione di tutti i valori” ha prodotto anche nelle donne imponendo loro modelli irraggiungibili di autonomia e carriera, fomentando aspettative irrealizzabili e perciò frustranti, caricandole di oneri che sin qui non avevano e così via. Ancora, la complicazione della vita familiare e i disagi derivanti dall’entrata in nuovi ruoli assunti con impreparazione e spesso, a conti fatti, mostratisi meno gratificanti di quanto si vagheggiasse. Anche in questo caso si ragiona nel senso di “il femminismo non vede che...” o “certe femministe arrabbiate non si accorgono che...”. Si tratterebbe ancora di deviazioni dai veri scopi o di effetti non voluti ma forse evitabili se si fosse proceduto con minor affanno, con minor precipitazione ed animosità. Errori. 

Quanto al parametro verità, il femminismo non può essere accusato di errori perché quella è uno strumento e non il fine, quanto al male “eccessivo” subìto dagli uomini si pone il problema di chi sia titolato a stabilire che di un male si tratta. Se la sua determinazione fosse stata lasciata agli uomini, questi, mettendo in campo le loro “sofferenze”, avrebbero impedito sin dall’inizio che le cose cambiassero. Quanto agli errori intesi nel senso di nuovi disagi femminili a questo risponde la semplice considerazione che è impossibile fare la frittata senza rompere le uova. Se una squadra, vincendo la partita decisiva, si ritrova con l’infermeria piena di contusi, un paio di squalificati a vita ed un atleta infartuato sul campo, non per questo si può dire che le cose siano andate male. La Coppa del Mondo è stata conquistata e tutti guardano al risultato non al prezzo che s’è dovuto pagare. Il femminismo non sbaglia finché gli uomini arretrano.

i C. Lonzi, Sputiamo su Hegel, op. cit., p. 20.

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