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1.3.2. La storiografia femminista

La storiografia femminista, la ricerca storica degli istituti di gender studies, è l’indagine sul male patito dalle donne in tutte le forme, in tutti gli ambiti, in tutte le dimensioni del materiale e dello spirituale, su un orizzonte universale. Al tempo stesso è la ricerca e la valutazione dell’apporto femminile alla storia e cioè a tutte le manifestazioni della cultura umana, da sempre negato, nascosto e svalutato dalla storiografia maschile. E’ l’indagine su tutto ciò che le donne di tutto il mondo hanno fatto nonostante e contro la volontà maschile a favore di se stesse, dei deboli, di tutte le forme di vita e degli stessi uomini. Ricerca e valutazione delle opere femminili visibili ed invisibili e, insieme, reinterpretazione di tutta la storia quale risulta dalla storiografia maschile. Tale radicalità è esplicitamente rivendicata come originaria in quanto fondata sull’esigenza di ricostruire il passato del mondo al fine di orientare in modo decisivo la storia verso il futuro della società femminista.9

Tutta la storia è storia del privilegio maschile e del calvario femminile, ma la GNF si occupa in misura maggiore, come è ragionevole, di quella degli ultimi due secoli in Occidente. Ecco le categorie nelle quali si possono suddividere le caratteristiche di questa società dominata dai maschi quale si è andata consolidando durante e dopo la rivoluzione industriale. Questa suddivisione tende a raccogliere, per quanto possibile, tutti gli aspetti della vita collettiva ed individuale in un elenco che può e deve essere considerato una lista di capi di imputazione contro l’intero genere maschile occidentale. Ecco dunque le forme assunte dalla storia occidentale dalla Rivoluzione francese in poi.

Sul piano epistemologico l’Occidente è affetto da razionalismo, riduttivismo, dualismo cartesiano, meccanicismo; sul piano politico-istituzionale è caratterizzato dai principi di competizione, gerarchia, dispotismo, oppressione; in campo economico dalla tecnica, dal mercato, dal libero scambio e perciò dallo sfruttamento locale e universale e dal consumismo. La condizione psicologica collettiva è segnata dall’individualismo, da processi di massificazione e di alienazione; sul versante ecologico, in quanto fondato sul saccheggio della natura, esso produce inquinamento, degrado ambientale, esaurimento delle risorse. Povertà, fame, violenze private e pubbliche, intolleranza, razzismo, guerre e genocidi caratterizzano l’ambito sociostorico generale mentre egoismo, odio, brutalità, volgarità, viltà, violenza, ferocia, distruttività, competitività, arrivismo, aggressività formano al tempo stesso un insieme di cause e di effetti che sono tutti correlati alle caratteristiche maschiliste di questa civiltà.

La nuova verità sulla ‘tuttalità del mondo’ attiene evidentemente tanto al versante cognitivo quanto a quello etico. Tutta la conoscenza è falsata in quanto strumento della supremazia maschile e perciò deve essere ricostruita mentre tutto il mondo dell’etica va rifondato alla radice. Una vastissima rete, i cui nodi il femminismo va progressivamente scoprendo, lega tutti gli aspetti del mondo sociale fondato sul dominio maschile nella società occidentale.

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