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3.3.17 Infantilizzazione

Il caso rappresentato nel film ‘Rivelazioni’ sotto le vesti di molestia sessuale ai danni di Michael Douglas suggerisce paradossalmente una delle modalità di esercizio di possibili molestie in salsa rosa. Non la molestia sessuale, ma l’uso delle attrattive sessuali unite alla minaccia della denuncia per molestia, cioè esattamente il suo rovescio, ecco un elemento costitutivo del clima ostile antimaschile che si va progressivamente costituendo sui luoghi di lavoro. Questa possibilità nasce ovviamente dalla sempre negata diversità nel rapporto con il sesso tra i due, per gli uni lo scopo, per le altre uno strumento. Se questa verità negata fosse vera risulterebbe subito chiara la natura delle possibili molestie femminili, ossia l’uso del potere gerarchico, di quello sessuale e di quello etico legale per la conquista dell’anima, non del corpo maschile. 

Per chiarire il fatto è però necessario dire qualcosa sulla struttura generale del comportamento dei due sessi, alla luce di considerazioni un poco più ampie. Si immagini che esistano due creature una delle quali può usare la forza per ottenere ciò che vuole mentre l’altra ne sia priva. Per ottenere ciò che le interessa quest’ultima userà il solo strumento che possiede e che consiste in quei bisogni del forte che essa solo può soddisfare, beninteso di quel forte che a causa della legge o della Cavalleria o di vincoli etico emotivi di origine naturale o culturale non può usare quella forza, che pure possiede, per soddisfare i suoi bisogni. Il predone che non può predare. La parte debole non può nulla contro l’altra se questa usa la forza, ma può tutto se e quando a questa non sia consentito predare e rapinare come pur le sarebbe virtualmente possibile.

L’intera storia delle relazioni tra i sessi assume contorni più chiari se la si legge alla luce di questa discriminante essenziale che è di natura epistemologica e perciò universale, astratta e quindi del tutto vincolante.i In questa condizione tenderanno a svilupparsi due diverse psicologie, quella del forte, la psicologia della rapina, e quella del debole, la psicologia del ricatto, il Predatore e la Ricattatrice. Infiniti sono i corollari di una simile ipotesi, eccone alcuni. Il Predatore deve agire, la Ricattatrice non ne ha bisogno, il primo si fa avanti, si mostra, si espone, la seconda sta ferma, dissimula, si ritrae. Il primo deve essere attivo, la seconda può, anzi deve, essere passiva; quello si espone e si compromette, questa si cela e si sottrae alla vista. Ogni rapina sarà allora costituita da una azione, ogni ricatto da una non azione. Si starà in attesa che il bisognoso si muova, si faccia avanti, certe che, prima o poi, la necessità biologica lo spingerà ad agire e quindi ad esporsi. Se non si muove si potrà incrementare il suo bisogno accrescendo gli stimoli che lo attivano, nel nostro caso, accorciando le gonne. Abolito ogni confine tra il lecito e l’illecito del suo comportamento, l’uomo si farà avanti inquieto e timoroso, dipendente

In questo quadro diventa subito chiaro in cosa consistano le molestie femminili e quale forma possano avere, saranno quelle che soddisfano la psicologia della Ricattatrice e ne saranno strutturalmente improntate, avranno di mira l’anima e non il corpo e saranno invisibili, evanescenti, sfumate, indirette, non saranno gesti o parole ma forme e modi. Non mireranno a possedere il corpo ma la mente e l’anima degli uomini, perciò non il potere per il sesso, ma il sesso per il potere. 

La molestia femminile sarà dunque l’esercizio sistematico del ricatto in tutte le sue forme ed espressioni, in tutti gli ambiti e gli aspetti sui bisogni maschili, quali che siano. Così ferie, permessi, trasferimenti, collocazioni, assegnazioni, promozioni, premi, attività, incarichi saranno strumenti di esercizio del controllo sull’anima e la mente maschile da parte delle sovraordinate; la speculazione sulle attenzioni, le anticipazioni, i complimenti, i favori (espressioni della proiezione maschile verso il sesso femminile) lo sarà da parte delle colleghe e la sollecitazione quotidiana, lo stimolo sessuale, la gestione della libido e dei sentimenti degli uomini da parte di tutte queste e delle altre. La molestia femminile avrà per obiettivo la creazione e la gestione del maschio che dipende, che chiede, che implora, che trema, che fibrilla, quel che il maschio fa immediatamente prima del coito. L’esito sarà l’infantilizzazione degli uomini, la loro riconduzione allo stato preadolescenziale in risposta alla pulsione profonda alla maternizzazione universale. Così come il sogno maschile è l’harem, simmetricamente, quello femminile è la nursery, un mondo nel quale gli uomini dipendano la Lei per ogni cosa, nel quale la coscienza sia confusa e la maschilità matura inibita. La condizione del bambino davanti alla madre. Il tossico sta davanti al pusher in condizioni di assoluta dipendenza tanto che questo può permettersi di fargli e di imporgli qualsiasi cosa anche dopo che abbia pagato le dosi che sta per ricevere. Il pusher, bustina in mano, gliela allunga e poi gliela sottrae, la solleva in alto, gliela mette sotto il naso e poi la nasconde dietro la schiena, chiede al tossico di autoinsultarsi e di umiliarsi, talvolta di strisciare per terra, infine, dopo averlo portato alla fibrillazione, gliela consegna. Non sorprende che i tossicodipendenti si riferiscano ai loro fornitori chiamandoli ‘mamma’.

Quelle molestie non saranno dunque sessuali in senso proprio giacché non avranno di mira il sesso e perciò non potranno essere denunciate come tali e non entreranno nelle statistiche delle prevaricazioni femminili, né appariranno come sessualizzate, eppure, da un più alto punto di vista, saranno davvero di carattere sessuale perché agite da un Genere contro l’altro sulla base della loro differenza fondamentale: invasioni della sfera maschile attuate nei modi specifici del femminile. L’altra faccia della differenza. Questi saranno i caratteri delle molestie femminili quando gli uomini si renderanno conto della loro esistenza e prenderanno atto che se vi è differenza nel bene deve esserci differenza anche nella forma, nella natura e nelle finalità del male. Non riconoscendo gli elementi strutturali di questa diversità nel peggio non è possibile individuarla e si è indotti a credere che le molestie femminili abbiano lo stesso carattere e lo stesso scopo di quelle maschili. Malati di desiderio e ingannati da un racconto che non è il loro gli uomini credono che si riferiscano al sesso e perciò non solo non le temono, ma, come si sa, le auspicano.


i L’epistemologia, termine già apparso nelle prime pagine, definisce condizioni, forme e limiti della conoscenza e perciò anche quelli dei suoi correlati (ciò che può/non può esistere).

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