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3.6.13 Incremento del bisogno

Non vi è alcuna ragione per la quale una forma vivente debba imporsi il dovere di soddisfare un qualche bisogno altrui, al contrario, essa ha l’obbligo evolutivo di liberarsi di ogni dipendenza e di incrementare quella altrui, espressioni diverse della necessità di migliorare quanto più possibile la propria posizione nel mondo. Le donne occidentali hanno conquistato il diritto di vestire come ad esse pare e piace prescindendo dagli effetti che il loro abbigliamento produce sugli uomini. Ancora nel corso degli anni Settanta vi erano degli uomini che osavano fare delle osservazioni sulle minigonne delle loro colleghe o sulle scollature delle amiche, cosa oggi inconcepibile. In Italia, e non solo, le adolescenti hanno esteso il fenomeno sino alle scuole medie dove usano recarsi in hot pants, con gli slip trasbordanti dai jeans e l’ombelico in bella vista arricchito da anelli, tanto da suscitare (persino da parte di alcune mamme) delle reazioni di biasimo subito bollate come prodotto della inveterata pruderie maschilista, ipocrita moralismo di quegli uomini che non sono capaci di controllare “i loro sguardi appiccicosi”, sulla base del concetto che la malizia sta negli occhi di chi guarda (e che invece gli ormoni non stiano nella linfa di chi vede). 

Le immagini del corpo femminile ormai nudo del tutto ed in pose sempre più audaci non solo sono l’ingrediente visivo principale della pubblicità ma figurano anche, e senza fini pubblicitari, in tutte le riviste, non solo su quelle rivolte ai maschi ma anche su quelle a target femminile. La vastità e la capillarità del fenomeno sono tali che è difficile leggere una rivista, guardare un programma, girare per la città senza che lo sguardo sia catturato da tette e fondischiena esposti alla maschile ammirazione. Il fenomeno come si sa è al tempo stesso condannato e celebrato dal femminismo. Condannato in quanto espressione della cultura della donna oggetto e sfruttamento del corpo femminile, celebrato come conquista delle donne sotto il principio che la loro libertà è inversamente proporzionale alla lunghezza della gonne, come si giurava negli anni Sessanta. Le donne si spogliano perché costrette, si sa, ma poi si annuncia trionfalmente la prima donna liberata dell’Afghanistani ammessa al concorso Miss Terra, una di quelle manifestazioni bollate come basse speculazioni sul corpo femminile che però si possono esportare nel mondo islamico a sostegno di Amina e Safija, impudenti provocazioni dello smutandamento occidentale che scatenano reazioni violentissime con distruzioni e morti da cui prontamente ci si chiama fuori invocando le “buone intenzioni” e proclamandosi vittime.ii

Preso atto dell’ossessione maschile sarebbe elegante non renderla parossistica evitando di incendiarla ed invece si incrementano vertiginosamente gli stimoli e dilaga senza fine la sollecitazione di questo patologico interesse e proprio nel momento in cui ogni dovere sessuale femminile è venuto meno e in cui gesti e parole che un tempo non significavano nulla sono diventati sospetti di molestie, si espande questo fenomeno che va precisamente nella direzione opposta. Perché non comportarsi con Cavalleria di fronte a quella debolezza maschile?
Sin quando ho il dovere di rispondere ad un bisogno altrui non trovo ragione per stimolarlo ma nel momento in cui quel dovere finisce subito nasce il mio interesse ad incrementarlo perché, ormai libero da doveri, esso diventa un mio strumento di potere sul prossimo, un mezzo per guidarlo verso le mie utilità, una delle quali, la più immediata, è quell’occupazione della mente altrui che corrisponde alla fama, alla notorietà ed alla gloria. Il primo beneficio che il genere femminile si garantisce attraverso l’esposizione universale delle sue grazie è dato dal controllo delle emozioni maschili e dalla conquista della mente maschile. Si tratta esattamente dei due benefici, dei due piaceri che l’arte della civetteria da sempre offre alle donne e che rappresentano la ragione dell’esistenza del fenomeno; ma la civetteria si fonda sulla presunzione del no, essa è per essenza un promettere senza dare e trova fondamento nella potenza degli ormoni maschili.iii

L’esposizione del corpo femminile, lo stillicidio dello stimolo sessuale esercitato permanentemente contro gli uomini in Occidente altro non è che un atto di civetteria universale, capillare e quotidiano, praticato dall’intero genere femminile contro gli uomini ed avviatosi esattamente nel momento in cui ogni dovere sessuale veniva meno ed ogni valore dei sentimenti maschili veniva azzerato. Un ricatto emotivo di dimensioni colossali, esteso su scala bicontinentale, esercitato irridendo ad ogni Cavalleria, a danno di ogni maschio eterosessuale di qualsiasi età, dai bambini ai vecchi impotenti, in tutto l’Occidente sotto l’ombrello vittimista della “cultura della donna oggetto” e dello “sfruttamento maschilista del corpo femminile”, manifestazione e al tempo stesso strumento di quel potere femminile sugli uomini che non potrebbe esistere se il principio della parità ormonale fosse vero e se i sentimenti maschili avessero un minimo valore. A questo male si aggiunge poi la beffa, sotto il concetto che in fondo “agli uomini piace” come se non fosse sempre un bisogno altrui ciò che mette nelle mie mani il potere di ricattarlo.

i Si tratta di Vida Samazdaij ammessa al concorso ‘Miss Terra’ di Manila - Filippine, ANSA 24.10.2003.
ii Nel novembre del 2002 la manifestazione Miss Mondo si tenne in Nigeria e, anche in seguito ad un articolo blasfemo di un giornale locale, scatenò gravissimi incidenti con oltre cento morti. “Ancora una volta le donne sono vittime …()… di guerre scatenate dagli uomini e consumate sulla loro pelle.” Alessandra Servidori, “Il Giornale di Vicenza”, 24.11.2002.
iii Sulla struttura relazionale (dipendenza maschile) della civetteria interessanti osservazioni in G. Simmel in Saggi di cultura filosofica, Neri Pozza, Vicenza 1988, pp. 53-98.

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