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4.3b.3 Il vero errore del femminismo

Lo sganciamento emotivo non è in realtà una necessità nuova, tutte le culture del mondo hanno infatti previsto al loro interno istituzioni capaci di difendere gli uomini dalla potenza del femminile offrendo loro spazi esclusivi sia in termini materiali che sul piano simbolico. La novità risiede nel fatto che ora un’intera civiltà, mentre va verso l’eliminazione di ogni spazio materiale e spirituale nel quale gli uomini possano proteggersi, si trova nella situazione di ricreare in piena coscienza quelle stesse condizioni che da sempre li riparano dal potere congiunto del Grande Nido e della Porta Celeste. 

Questo sganciamento è l’operazione centrale, il compito fondamentale cui gli uomini si dovranno dedicare, in ciò saranno aiutati - paradossalmente - dalla condizione stessa nella quale si trovano che li vede dannati e vilipesi qualsiasi cosa dicano e facciano. “Comunque sia, sbagli” è una battuta mascolista che riflette l’esperienza degli uomini in Occidente: “Anche i migliori devono cambiare”, “In sole due cose sbagliano gli uomini: in tutto quello che dicono e in tutto quello che fanno”. La condanna universale di tutto il passato e di tutto il presente sul piano collettivo e sul piano individuale pone gli uomini nelle condizioni di rifiutare a priori il giudizio femminile e di svincolarsi da esso definitivamente. Il giudizio infatti può concludersi con l’assoluzione o con la condanna; la prima esclude la pena materiale ma presuppone la consegna della propria autonomia morale, del diritto ad autovalutarsi, perciò cattura, pone il “reo” nella condizione di inferiorità e di dipendenza. La condanna comporta la pena ma permette di svincolarsi dal giudizio, perciò, paradossalmente, la seconda è preferibile alla prima perché lascia aperta la via del distacco. Ora non vi è pericolo che gli uomini restino privi di sanzioni, stigmatizzazioni, riprovazioni, dileggi, canzonature, insulti, censure, denunce e condanne. In questo il femminismo stesso fornirà gli strumenti necessari a quella presa di coscienza e questa condanna permanente, capillare e sistematica sarà il vero errore che il femminismo non potrà non commettere. Il male-bashing universale, il pestaggio morale degli uomini è la precondizione della loro liberazione dallo stato di sovranità etica limitata nella quale si trovano. 

Poiché non ci si libera del peso del biasimo finché non ci si rende indifferenti alla lode è bene per gli uomini smettere di sollecitare il riconoscimento della grandezza dell’opera maschile nella storia, dono immenso e di profondità persino misteriosa la cui eccellenza non può essere intaccata da quel giudizio. 

A quell’errore tenterà di porre rimedio lo stesso femminismo. Già oggi infatti le femministe più scaltrite avvertono la necessità di moderare i toni, di smussare quelle punte del men pushing che, troppo acuminate, rischiano di tradire quel che dovrebbe restare nascosto minacciando di evocare quel dislocamento maschile che invece deve essere inibito, castrato sin dall’origine. Lo scopo di tali smaliziate strategie è trasparente, si tratta di evitare la fuga morale degli uomini impedendo loro di prendere coscienza che un’era è finita e di trarne le dovute conseguenze. Di più, quando si percepirà prossimo il momento di quella grande separazione, di quel Temenos epocale, potrà accadere di sentire le prime confessioni, le prime ammissioni di responsabilità nella causazione di tale comunque necessario avvenimento. Si udrà allora confessare che “ci si è spinte troppo avanti”, che “ci sono state delle esagerazioni” e che “anche gli uomini hanno il diritto di difendere la propria sfera morale”. L’azione di queste neo crocerossine sarà uno strumento di cattura, il tentativo estremo di tenere prigioniera l’anima degli uomini, perché, spezzato il legame, l’Antica Signora dalle mani che grondano amore non potrà più giudicare ma dovrà limitarsi a condannare. Era inevitabile che l’evoluzione della storia imponesse la maturazione di un tale evento, la costruzione pienamente cosciente di quella separazione che sarà il fondamento del nuovo rapporto, libero e sereno, tra le due parti del mondo.

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