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4.2.8 Il movimento omosessuale

Uno dei fatti più singolari rilevabili nella guerra dei sessi e ai suoi margini è la posizione del movimento omosessuale nei confronti degli uomini; è come se gli omosessuali, mentre amano i singoli uomini, odiassero la maschilità. E’ nella logica delle cose che il femminismo svaluti quel che è maschile e attribuisca agli uomini la responsabilità dei mali del mondo, specie se si considera che molte femministe sono lesbiche, risulta invece sorprendente il fatto che il movimento gay condivida fin nei particolari l’intero impianto della GNF ed esprima nei confronti della maschilità le stesse valutazioni e lo stesso giudizio. Anche per il pensiero omosessuale la storia è la narrazione di un lungo delitto commesso dai maschi eterosessuali (OWM, Old White Male) ai danni della minoranza omo, anche qui la causa del male particolare ed universale viene individuata nel patriarcato, nel dominio degli etero, nell’omofobia. Al fine di valorizzare la propria condizione ed innalzare la propria posizione nel mondo anche gli omosessuali rivendicano il ruolo storico da essi assolto nelle diverse civiltà, l’arricchimento culturale universale derivante dalla straordinaria creatività di questa partizione umana. Anch’essi si pongono nella posizione di vittime innocenti, autori di un gran numero di creazioni ma esclusi da ogni responsabilità sul versante oscuro della storia. 

La posizione della cultura omo nei confronti delle polarità sessuali è tutta declinata al femminile. Insieme alla loro creatività sono celebrate la straordinaria intuitività psicologica, la capacità di entrare in sintonia con i consimili, l’universalità dei loro interessi, caratteristiche queste che non impediscono loro di essere uomini d’arme e d’avventura e persino grandi condottieri, come la storia dimostra. Sulla loro superiore sensibilità non è il caso di dilungarsi tanto che essa viene talvolta ricordata agli etero da parte delle donne, così per dar loro quella stilettata di cui hanno tanto bisogno. Vero è che non è possibile citare un solo omosessuale che abbia pubblicamente assegnato alla parte maschile che c’è in lui (un po’ di testosterone ci sarà) un qualche contributo decisivo alla sua esperienza, una valenza positiva all’espressione delle sue qualità personali, al contrario, non mancano esempi di pubblica e aperta denigrazione delle qualitas maschili e della figura del padre.i Ciò potrebbe essere imputato al fatto che essendo qui l’orientamento sessuale in qualche modo in contrasto con la costituzione fisica questo sbilanciamento compensativo verso il femminile sia più che giustificato. Di conseguenza, dal momento che la cultura gay valorizza la parte femminile della componente psicologica ed emotiva dell’omosessualità, ci si potrebbe attendere (in un momento di ingenuità) che, specularmente, l’universo lesbico faccia altrettanto con quella maschile. Invece anche le lesbiche declinano la specificità della loro esperienza e del loro contributo allo sviluppo del pensiero e della civiltà sul versante femminile del loro essere. Anche trascurando quegli omosessuali quali John Stoltenberg che auspicano esplicitamente la scomparsa della maschilità dal mondo,ii resta il fatto che, sorprendentemente, tanto il femminismo eterosessuale quanto il pensiero gay come quello lesbico si trovano insieme nel valorizzare, promuovere e difendere la femminilità e nello svalutare, denigrare e condannare la maschilità. 

Non è questa la sede per approfondire la questione, ma una osservazione non può mancare. Non vi sono ragioni intrinseche all’esperienza omosessuale per le quali l’universo etero debba essere vissuto come avverso e nemico, l’omosessualità non presuppone la svalorizzazione della maschilità, al contrario. Nondimeno questo è quel che avviene ed è perciò legittimo il sospetto che, non l’esercizio dell’orientamento omo ma l’etica del movimento gay, lo stato psicoemotivo medio da cui si origina il relativo pensiero sia direttamente connesso con l’origine del femminismo e con la sua ideologia. 

Oltre a quelli omo e lesbico vi sono poi il movimento dei ‘Queer’ che si prefiggono una nuova declinazione delle identità, una ristrutturazione del campo intersessuale, una ricontaminazione degli ambiti del sé, una nuova coniugazione delle polarità… e quello dei transessuali, altro rivolo che sgorga dalla stessa fonte che produrrà un diverso futuro fondato sull’ascolto, sul rispetto e sulla pari dignità. Promesse rinvenibili nel proclama secondo il quale gli uomini non sono altro che i componenti l’antica “Internazionale (transculturale) Criminale Maschilista”.iii

i Di declino e di virtuale inutilità della figura paterna nonché di incapacità maschile a svolgere quel ruolo parlò l’on. Franco Grillini (DS), esponente del movimento omo, in un suo intervento contro l’ipotesi dell’affido condiviso a suo tempo in discussione alla Camera. Dalle cronache parlamentari. Commissione Giustizia, seduta del 10.7.2002.
ii J. Stoltenberg, The end of manhood, Replica Books, 1998. Dello stesso autore anche Refusing to be a man - essays on sex and justice, Meridian Books, 1995, titolo che simula una provocazione ed invece è una maschera trasparente.
iii Mirella Izzo presidente dell’Associazione Trangender Crisalide - Azione Trans di Genova (www.crisalide _azionetrans /editoriale32.html, on line nel dicembre 2003).

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