Top Slide Menu

3.2c.11 La fine del bisogno e la fine dell’amore

Poter affermare che non si ha più bisogno di nessuno è indubbiamente motivo di grande felicità, di vanto e di autocelebrazione, espressione del raggiungimento di un livello più grande di libertà, una condizione principesca, perciò le donne occidentali hanno mille ragioni per rallegrarsi di questa novità epocale, l’essersi liberate degli uomini. I maschi invece non possono trarne alcun motivo di soddisfazione per l’ovvio fatto che una liberazione simmetrica non è neanche concepibile. Essi non potranno mai liberarsi del loro bisogno delle donne ed è questo il motivo per il quale sono obbligati a negare il nuovo stato di cose e per il quale queste pagine risultano loro del tutto indigeste e si può star certi che saranno proprio questi a negare per primi, non che il tragico fatto, la sua semplice possibilità. 

Negare l’irreversibile squilibrio, la dipendenza irrimediabile, la perdita del loro valore agli occhi femminili, ecco una necessità ineludibile. D’altra parte il grido “Non abbiamo bisogno di voi” ha anche un risvolto la cui emersione non giova alle stesse donne perché svela, in modo che non potrebbe essere più chiaro, la natura ed i fondamenti del legame sin qui intessuto con gli uomini, l’interesse materiale e riproduttivo. Intacca la rappresentazione che vogliono dare di se stesse come di creature liberamente dedite all’Altro, più che amorevoli, depositarie dell’amore stesso, il quale si manifesta ora, e finalmente, per quel che evolutivamente è: il nome occidentale del bisogno, la maschera che ha sin qui nascosto l’amara verità (per altro da sempre sospettata) sottesa ai rapporti tra i due. Il carattere materialista, interessato, calcolatore del rapporto femminile con gli uomini non potrebbe essere tradito in modo più limpido. In ciò non vi è ovviamente nulla di reprensibile giacché gli esseri viventi non possono amare che ciò di cui hanno bisogno, ciò che ad essi giova e sembra utile e bello. Niente di immorale, giacché ‘morale’ non significa altro che utile ad una quale che sia forma vivente. La fine del bisogno tradisce poi il carattere autoreferenziale della valutazione del mondo contenuta nella GNF, il fatto che la donna occidentale si è collocata al centro del mondo e si è arrogata il diritto di stabilire cosa abbia il diritto di esistere e cosa no. Inutili dunque significa inutili per la donna, dando per inteso che quando qualcosa è inutile per Lei lo è in senso assoluto; la Donna dunque, parafrasando Protagora, è diventata la misura di tutte le cose, di quelle che devono e di quelle che non devono essere. Verità sbalorditiva e inquietante che le femministe più avvertite evitano di proclamare perché prefigura una condizione maschile di irreparabile dipendenza, una condizione di dominio femminile sugli uomini che è conveniente negare. Così il grido “Inutili, siete inutili!” è l’annuncio di un estremo disincanto che apre gli occhi degli uomini: non venivano amati per ciò che erano ma per i vantaggi che se ne potevano trarre, come natura e logica impongono. La fine del bisogno ha smascherato l’amore.

0 commenti:

Posta un commento

I messaggi anonimi non verranno pubblicati.
Inserire Nome nell'apposito campo