Top Slide Menu

3.3.6 La "Cultura dello stupro"

Secondo la GNF i primi gruppi maschili organizzati nella preistoria del mondo furono quelli del branco degli stupratori nel preciso senso che la prima alleanza maschile diretta a uno scopo ebbe per obiettivo l’esecuzione sistematica del più infame dei crimini, strumento di terrore e di distruzione interiore del genere femminile. Per quanto espresso in termini estremi, ed alla fin fine poco credibili persino agli occhi delle femmine, questo è esattamente il concetto espresso dalla formula “Cultura dello stupro” nella quale la GNF ha rinvenuto la causa dello storico delitto che è il frutto di un sistema di valori che vede la donna come cosa da usare, ma anche come entità umana da schiacciare. Lo stupro non è dunque un insieme di atti isolati ma l’esercizio di una pratica terrorizzante finalizzata all’annientamento dell’intero Genere e attuata a vantaggio degli uomini nel senso che ognuno di essi trae giovamento dallo stupro praticato da un altro. Non si tratta di rapina, di un atto di forza compiuto per ottenere un indegno piacere, come raccontava la tradizione maschilista, è invece un atto di boicottaggio che mira esclusivamente al male dell’Altra. Lo stupratore non agisce per fini di piacere ma per volontà di nuocere, come sicario del genere maschile: “La cultura dello stupro è viva e lotta insieme a voi”.i

La volontà maschile di nuocere ne è l’origine e l’essenza, ma questa volontà non può oltraggiare se non a fronte di una volontà contraria, giacché questa è la condizione di ogni reato. “Contro la nostra volontà”ii è appunto il titolo del saggio della Brownmiller ed è proprio sullo stato della volontà femminile che verte, necessariamente, l’accusa, volontà che grazie al femminismo può ora essere ricostruita a posteriori. Quale rilievo può avere allora la volontà maschile se ciò che conta è quella femminile? Le intenzioni maschili non hanno alcun valore, è irrilevante che chi va a letto con un’amica ubriaca lo faccia per umiliarla e oltraggiarla o ne sia pazzamente invaghito come è irrilevante “l’intenzione” dell’istruttore di guida che si apparta nel bosco con l’allieva, in jeans o in gonna che sia. Se il comportamento del maschio non ha importanza meno ancora ne avranno la sua intenzione e i suoi sentimenti, tanto che, se egli nel prenderla mirasse a violarla e lei però volesse il rapporto, il delitto svanirebbe, giacché la sola cosa che conta è la volontà femminile, perciò, se il giorno dopo (o il mese, o l’anno dopo) la donna sente di averlo voluto si sarà trattato di una gioiosa serata, in caso contrario è stupro. 

Questa è l’inverosimile, sbalorditiva verità celata nel nucleo della “Guerra dello stupro” delitto evocando il quale passano però davanti a noi le immagini del branco che picchia e brutalizza, quella del marito ubriaco che pesta ed umilia in modo tale che resta oscurata, nascosta e negata quest’altra impensata faccia della realtà, quella che trasforma tutti i maschi occidentali, indistintamente, in potenziali stupratori a loro insaputa e contro la loro volontà. Il crimine di pochi come strumento di criminalizzazione universale e di condanna dei sentimenti e dei gesti dei maschi di un’intera civiltà. 

Eppure, tutte queste verità sono false perché se fossero vere svellerebbero la nostra relazione con il mondo, ci lascerebbero annichiliti e sgomenti mentre gli artigli di un definitivo Nulla lacererebbero le nostre carni ed il sogno più dolce della nostra vita si trasformerebbe in un incubo. False oggi e false per sempre.


i Manifesto del Collettivo Femminista Romano. Nel web il 20.02.03 (www.tmcrew.org /sessismo /assfemmroma). Conferma Davide Dettore, ordinario di psicologia e psicopatologia dell’Università di Firenze: “Lo stupro non è mai un atto sessuale, semmai un’aggressione sessualizzata”, “D - La Repubblica delle donne”, 08.11.2003, p. 196.
ii S. Brownmiller, Contro la nostra volontà, Bompiani, Milano 1976.

0 commenti:

Posta un commento

I messaggi anonimi non verranno pubblicati.
Inserire Nome nell'apposito campo