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2.2.2 Subordinazione morale

Dal momento che il colpevole è psicologicamente subordinato, il suo permanere in tale stato è già un motivo di gratificazione per il creditore che si aggiunge a quello dato dal governo del comportamento del colpito. Paradossalmente un modo di pagare un debito a delle persone (non ad una banca) può consistere nel restare debitori, nel restarlo a lungo, magari a tempo indeterminato. Da un debito non restituito, infatti, il creditore guadagna il permanere del debitore in stato di dipendenza, una superiorità psicologica assai gratificante, un potere sullo stato interiore dell’Altro. “Ma cosa vogliono ancora le donne?!” si chiedono molti uomini, in altre parole, quanto grande è il debito maschile? Il suo ammontare non è mai stato quantificato e l’ora del saldo è ignota, ma non si tratta di una dimenticanza. Se il debitore in denaro si libera saldando il debito con la restituzione del capitale e degli interessi che sono predefiniti, il debitore morale non sa invece a quanto ammonti quel debito e perciò che cosa debba fare e sino a quando per saldarlo. 

Di fronte ad una quantificazione precisa saprebbe come comportarsi, sin dove spingersi nell’adeguare il suo comportamento alle attese altrui, di più, potrebbe anche comparare il peso di questa compensazione con la gravità del danno di cui è giudicato responsabile, pesando così il valore della richiesta ed oggettivizzando la sua colpa. La mancata quantificazione del debito trasforma invece l’intero rapporto e il colpito diventa preda di un ricatto senza fine, di uno strozzinaggio morale.

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