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4.1.7 Implosione

Il silenzio segna quella soglia del cedimento al di là della quale il colpito è invaso dall’Altra, conquistato nei suoi sentimenti, reso incapace di giudicare se stesso ed il mondo nei termini della propria esperienza, di correlare al proprio bene ed al proprio male ciò che gli accade, e quindi di descrivere e di descriversi, è il tradimento di se stessi, avvenimento che, per la sua gravità, non può salire alla coscienza. Non si può confessare di aver ceduto a una forza morale soverchiante, di aver assunto i valori dell’Altra a causa della propria debolezza e cioè per codardia, vi è la necessità di salvaguardare la stima di sé e di difendere quella supposta razionalità della quale sentiamo il valore, è necessaria dunque una qualche forma di razionalizzazione. E’ necessario raccontare a se stessi che quel cambiamento è avvenuto come conseguenza del riconoscimento della superiorità del punto di vista altrui; l’uomo nuovo racconta a sé e agli altri di come abbia soppesato le due morali ed abbia assunto quella altrui perché migliore e non ci sarà da stupirsi che la descriva in termini ancora più lusinghieri di quanto Lei faccia usualmente. L’iperortodossia del convertito è un fatto ben noto, egli deve giustificare l’abiura di sé con l’indicazione sistematica espressa in termini iperbolici delle vere ragioni che l’hanno condotto ad approdare sulle coste del Nuovo Bene.

La capitolazione morale gli impone di rovesciare le parti, di farsi paladino dei nuovi valori, di anteporre ad ogni giudizio quello dell’Altra e diventa così la punta di lancia della vincitrice, si fa attivista della sua morale, si fa avanti per primo nel ricercare quel male che la Potente stessa non si era accorta di aver subìto e di subire, negando che la nuova padrona possa mai commetterne altrettanto. Con Cavalleria tutta maschile contrasta quei maschi e persino quelle femmine che non si conformino ai valori del nuovo ordine di cui è parte integrante. Celebra la superiorità morale dell’Altra: “Le donne sono diecimila anni più avanti di noi” mi ricordava un amico, e non teme, anzi si onora, di confessare in pubblico l’inferiorità morale, affettiva, estetica e infine intellettuale di questa metà del mondo.i Non teme di parlar male di sé e di oltraggiare il suo Genere confessando la sporcizia e la volgarità dei propri sentimenti, la grettezza della propria visione delle cose, il proprio egoismo. Annuncia allora all’Altra diritti che questa non ha ancora rivendicato: “A parità di lavoro, maggiore salario alla donna”,ii rivela aspetti del carattere maschile biechi e torbidi presenti anche là dove la Potente non li aveva ancora individuati ed infine osa l’inosabile. 

Colui che mai avrebbe parlato ad una femmina dicendole: “Tu devi”, si fa avanti ad insegnare persino alle femmine, quelle un po’ tardive, beninteso, che non hanno ancora “capito”, si fa avanti ad insegnar loro come liberarsi della violenza, delle usurpazioni, dei ricatti, insomma del male che viene dai maschi: “Donne smettetela di perdonare!”. Giunto a considerare che ogni creatura di questo mondo abbia il diritto di essere rispettata e tutelata ad eccezione del maschio adulto sano, che una goccia di sacralità alberghi in ognuno ma non in lui stesso, è diventato preda del masochismo della colpa. Da questa condizione morale, come “Ogni coito è uno stupro” viene dalle femmine, così egli si lancia senza paura sin dove la Potente non osava e finalmente si libera e grida: “Ogni erezione è uno stupro”.iii

i “L’Espresso”, n. 36/1999.
ii Sotto lo pseudonimo di ‘Galarico il Barbaro’ vedi www.criad.unibo/galarico, 2000-03.
iii P. Bruckner, La tentación de la inocencia, op. cit., p. 149.

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