Top Slide Menu

3.5.11 Pornografia

La pornografia piace agli uomini e non piace alle donne per ragioni che devono essere culturali. Questa banale considerazione non viene mai proposta perché demolirebbe la pretesa di porre il sentire femminile come parametro del bello e del giusto, eppure si vede bene che la pornografia potrebbe risultare gradita anche alle donne, lo dimostra il fatto che è gradita agli uomini e persino ad una minoranza, sia pur esigua, di donne. Rimane il fatto che quello della pornografia è uno dei fronti di lotta di tutto il femminismo persino di quelle sue frange che difendono il diritto alla sua fruizione. Le ragioni di questa difesa non hanno nulla a che vedere con il diritto maschile a determinare cosa sia bene o cosa sia male per i maschi ma derivano da una coerente applicazione del principio della libertà di stampa, esteso, cosa rimarchevole, anche al genere maschile e ai suoi reprensibili e detestabili gusti, libertà che offre però il destro alla denuncia della crudezza, della volgarità e della bassezza estetica maschili, strumento tra gli infiniti altri dell’universale men-pushing.

Quanto alla pornografia come “sfruttamento” o questo viene inteso nel senso che ogni attività lavorativa nel sistema capitalistico lo è, secondo la lettura marxista, e allora non si differenzia da tutte le altre, femminili o maschili che siano, o come scambio tra le prestazioni del crudo corpo ed il corrispettivo del denaro. Niente di diverso da quel che accade alle indossatrici che sfilano sulle passerelle senza profferir verbo o di quel che vale per i minatori che portano alla luce carbone e ferro (e quelle pietre preziose che gli uomini non indossano mai) andando sottoterra con il corpo. Queste considerazioni sulle motivazioni apparenti della lotta alla pornografia svelano che si tratta di escamotage, di forme di dissimulazione miranti a nascondere il fatto che tutta la questione si basa sulle valutazioni morali ed estetiche femminili, espressione diretta dei sentimenti delle donne occidentali di oggi e che non possono essere altro che frutto di una data cultura e perciò convenzionali, mutevoli e mutabili al pari di quelli maschili, verità dalla quale si prescinde nel più innocente tradimento delle proprie affermazioni, nella più candida abiura dei propri giuramenti. Se le ragioni addotte nella guerra alla pornografia vengono lette come mezzi rivolti ad un fine diverso da quello annunciato, come è ragionevole avvenga in un conflitto, e cioè a fini di potere, diventa chiara la ragione dell’opposizione femminista a quel fenomeno. Con esso i maschi gestiscono autonomamente il loro livello ormonale e la loro eccitazione senza subire la volontà altrui, senza chiedere, senza dipendere, verità tradita da una delle più feroci nemiche del fenomeno, Catherine MacKinnon: “Nella pornografia niente deve interporsi tra il maschio e la donna, suo oggetto del desiderio”,i e invece qualcosa deve sempre interporsi, la strada verso la voluttà e l’orgasmo deve esser vigilata, un prezzo deve sempre essere pagato. A causa della pornografia e dell’autoerotismo le donne perdono potere, vedono erosa la loro posizione sul quel fronte decisivo per la costituzione della dipendenza maschile. E’ l’erosione del potere femminile a rendere quel fenomeno antiestetico e immorale.


i “Ogni maschio è addestrato allo stupro”, intervista di Gianni Riotta a Catharine MacKinnon, “Corriere della Sera”, 17.01.1992, p. 7.

0 commenti:

Posta un commento

I messaggi anonimi non verranno pubblicati.
Inserire Nome nell'apposito campo