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2.1.10 Vittimizzazione

Che il femminismo sia, o almeno sia stato, vittimista è un’affermazione del tutto inoppugnabile dal momento che la femminista Naomi Wolf definì tale una particolare stagione di quel movimento, precisamente dai tempi della de Beauvoir sino agli anni Ottanta.22 A parte questo, l’osservazione che le donne tendano a presentarsi come vittime in ogni contesto è un luogo comune tanto che nella stessa letteratura femminista è facile trovare dei distinguo e accade che vi si stigmatizzino quelle donne che ancora cadono nell’antica lamentazione, piagnisteo indice di immaturità, tentazione rispetto alla quale è bene vigilare come di cosa non degna di un Genere che ormai ne ha fatta di strada e che deve abbandonare certi atteggiamenti del passato. Considerazione suadente e non priva di orgoglio. 

Ora, se possiamo dare per scontato cosa si intenda per vittimizzazione non possiamo dire altrettanto dei suoi effetti perché questi restano vaghi ed indeterminati anche se scoprirli non rappresenta alcuna difficoltà. Se la vittimizzazione non avesse alcuno scopo non sarebbe mai apparsa in questo mondo ma poiché esiste deve averne uno e questo coincide perfettamente con il processo di colpevolizzazione, nell’individuare nell’altro la causa dell’origine o del persistere di mali che non dovrebbero esistere. La vittimizzazione allora non è un qualcosa di diverso dalla colpevolizzazione, un complemento o un correlato, ma un suo semplice sinonimo, non l’altra faccia della medaglia, ma semplicemente un nome diverso per indicare la stessa procedura esperita in forme appena dissimulate. Ed è proprio perché quella dissimulazione è parziale, proprio perché quel processo minaccia sempre di tradirsi che le femministe più scaltrite lo stigmatizzano. Si capisce allora perché la citata femminista, impossibilitata a negarne l’esistenza, abbia relegato quell’atteggiamento ad un momento del passato, confinandolo in una stagione determinata ed oggi conclusa. Con quel sottile escamotage essa anticipa e zittisce coloro cui pare di vedere e di sentire quel processo vivo ed operante oggi come nel passato. La vittimizzazione è sinonimo di colpevolizzazione perciò deve essere dissimulata al pari di questa, la sola differenza risiede nel fatto che quest’ultima consiste in un processo attivo e diretto mentre la vittimizzazione è il suo contraltare passivo e indiretto. Anziché assegnarti direttamente la colpa ti racconto la storia vera del vero male che mi colpisce, lasciando ben intendere da dove provenga.

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