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3.8.1 Il Fallo: iconografia del male

“Eliminare, offendere o danneggiare il Fallo significa eliminare, offendere o danneggiare il senso più profondo che l’uomo ha di sé”, scrive E. Monik nel suo Il maschio ferito.i L’aggressione a questo simbolo sacro si è sviluppata in due direzioni, da una parte attraverso la sua identificazione con la violenza, la sopraffazione, la brutalità e dall’altra associandolo alla stupidità intellettuale e al disdoro estetico. 

Già il termine “fallocratico” riferito ad istituzioni, atteggiamenti o comportamenti associa direttamente quel nome alla prevaricazione e alla prepotenza al pari del sinonimo “fallocentrico”, neologismi creati allo scopo di stigmatizzare quanto appare doveroso eliminare dal mondo. Il riferimento a questo simbolo si è poi esteso ad ogni ambito e si può tacitare chiunque accusandolo di “priapismo” morale, intellettuale, politico o sindacale.ii “Falliche ogive” sono le testate nucleari ed “erezioni marziane” i missili che le portano, ad indicare quale sia l’origine del terrore e della volontà di morte universale, immagine già adottata nella scena finale del film “Il dottor Stranamore” e ripresa ripetutamente dalla cinematografia politicamente corretta in una fusione di scherno e di irredimibile condanna.iii “Attorno al mito del Fallo è stata costruita una intera civiltà” asserzione sinteticamente liquidatrice dell’una e dell’altro, connessione espressa direttamente o indirettamente in tutta la letteratura femminista. A questo simbolo e ai suoi significati il pensiero femminista ha assegnato un posto di rilievo e di esso si occupa con un interesse persino sospetto tanto che a questo ramo della GNF è stato assegnato il nome di “fallosofia femminista”. 

Mentre le donne si occupano dell’ombra del Fallo gli uomini sono rimasti ben lontani dal simbolo della maschilità e dal suo aspetto luminoso, imbarazzati e quasi sconcertati nel riconoscerne il valore e la centralità come nota amaramente il citato Monick in Phallos e come spiega Risé: “La relazione con il fallo è forse la cosa più profonda della vita di un uomo, dalla quale dipende la sua identità, tutta la sua esperienza affettiva e buona parte di quella sociale”. E’ vero dunque che è stato caricato di ogni sorta di significati negativi e che quando non viene associato a qualcosa di violento e di brutale diventa “la ridicola appendice” ma è anche vero che l’attacco profondo contro questo simbolo   il Simbolo   della maschilità è avvenuto non tanto per mezzo della sua associazione alle brutture ed alle violenze del mondo quanto attraverso la sua rimozione, la sua cancellazione dall’universo simbolico. E’ questa rimozione che ha reso gli uomini ciechi davanti al dileggio e al vilipendio di quel simbolo la cui scomparsa è l’eclisse di ciò di cui si ignorava l’esistenza. Di questo si è reso conto il precitato Risé il quale ha individuato in questa assenza il momento decisivo, sul piano simbolico, della regressione della maschilità e del degrado interiore dei maschi trattandone ampiamente nei suoi lavori. “Per capire cosa manca al maschio, quando perde il proprio rapporto con il fallo, è necessario capire quali siano le caratteristiche fisiche e psicologiche di questo Dio. E’ infatti in esso che risiede la forza del maschio, quando non teme di identificarsi con l’energia di questo antico Nume, oggi molto diffamato”.iv Questa diffamazione cancellazione, che in parte precedette l’avvento del femminismo contemporaneo, è decisiva perché solo attraverso essa vengono rimosse le forze e occultate le dimensioni di cui questo simbolo è portatore ed evocatore: l’energia, il vigore, il sacrificio, la schiettezza, la rigenerazione, la distanza, lo slancio, il dono, la solarità, la responsabilità, la coscienza. La maschilità.


i E. Monik, Il maschio ferito, Red Edizioni, Como 1993, p. 10.
ii Come non si trattenne dal fare il sindacato medico ANAAO in un suo manifesto esposto, tra l’altro, presso l’Ospedale Regionale di Udine nell’agosto del 1999. Testimonianza personale.
iii V. Held, Etica femminista, op. cit., p. 163.
iv Nell’ordine: E. Monik, Phallos, Red Edizioni, Como 1989, p.17; C. Risé Maschio amante felice, Frassinelli, 1998, p. 32 ed Essere uomini - La virilità in un mondo femminilizzato, Red Edizioni, Como 2000.

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