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4.1.13 Incantesimo

Come si è visto, niente è più agevole che falsificare la GNF attraverso le sue stesse affermazioni dal momento che essa è un intreccio infinito di verità nemiche che si elidono ad ogni passaggio, ma quel reciproco annullamento è tale solo nell’universo della logica, nella dimensione psicoemotiva, invece, quelle contraddizioni si rafforzano reciprocamente e ordiscono insieme una rete che imprigiona gli uomini. 

L’emissione di segnali contrastanti e la professione di verità incompatibili non sono errori ma formano una strategia di manipolazione la cui dinamica è ben nota e porta il nome di ‘doppio legame’.i In questo quadro, ad esempio, la stigmatizzazione del comportamento maschile in tutte le direzioni non può più essere letta come una pratica sterile e ridicola ma come strumento di controllo e manipolazione. Si sa che l’interesse maschile al piacere sessuale femminile viene liquidato come mirante alla performance mentre il disinteresse viene condannato come prova di egoistica grettezza; Farrell segnala questa situazione fra le infinite altre nelle quali gli uomini “non riescono a capire” ed infatti non capiscono ma è giunta l’ora che incomincino a farlo.ii Lo stesso invito a parlare, “ad aprirsi”, è uno strumento di cattura perché le loro parole vengono subito falsificate ed il loro racconto bollato come strumentale. La coppia dei messaggi contraddittori non libera ma incatena, la loro contraddittorietà non li indebolisce ma cementa invece un vincolo di ferrea dipendenza. 

Questa strategia, che non nasce da elaborazioni coscienti, è una delle dinamiche portanti del rapporto di dipendenza morale degli uomini, ne fa parte integrante l’esercizio di quel ‘principio di slealtà’ che è la sola regola cui la GNF si attenga: quell’eterno negare ciò che si afferma, quell’infedeltà sistematica alla parola data è ciò che gli uomini sperimentano quando parlano con le donne delle questioni che li riguardano. La costante abiura femminile delle verità appena giurate li umilia, li esaspera e li ammutolisce perché si sentono eternamente traditi nel loro affidamento ed è questa la prima ragione della loro rabbia e del loro silenzio. Non è possibile parlare con chi nega di dire ciò che sta dicendo e poiché dal silenzio maschile le donne hanno tutto da guadagnare, si deve finalmente sospettare che non si tratti di un errore ma di una precisa strategia che nessuno vede perché l’oscuramento della coscienza degli uomini è al tempo stesso causa ed effetto della loro subordinazione. Ecco un’altra manifestazione di questo stato di cose.

Si sarà forse notato che gli uomini sono legittimati a parlare di sé quando danno un taglio ironico ai loro mali e alle loro sofferenze, all’intera questione del conflitto tra i sessi e che non appena escono da questo binario e si raccontano prendendosi sul serio subito vengono stigmatizzati come “maschietti pieni di problemi irrisolti” e con la coda di paglia. L’ironia spensierata (obbligatoria) che li tiene leggeri e che non incide sul quadro del mondo, che non impegna le interlocutrici perché rappresenta la porta attraverso cui evade la responsabilità femminile, quella è la regola alla quale i maschi “liberi e sereni” si devono attenere. Con quell’impostazione possono allora parlare di sé e diventare persino dei “…simpatici brontoloni che finalmente esprimono con ironia il loro disagio”.iii E’ sensato chiedersi perché le donne non abbiano bisogno di rivestire di ironia i loro mali, perché possano raccontare le loro esperienze tra le lacrime senza che nessuno lo trovi disdicevole o ne nascano sorrisini. Domanda tanto elementare quanto dirompente perché induce a sospettare che una simile disimmetria sia segnale ed emblema di qualcosa di vasto e profondo, forse di tragico ed indicibile.

In questa stagione la nebbia dell’incoscienza avvolge la psiche degli uomini vincolati da insospettate dinamiche, ammutoliti dalla colpa, irretiti dalla vergogna. Adescati da mille e una verità, catturati dall’eterna passione, ingenui tontoloni vivono sognanti in un incantesimo rosa di cui ignorano l’esistenza, abbagliati da un mirabile sortilegio che li rapisce in una inaudita suggestione.iv

Una grande magia, una fascinazione.

i Il concetto di ‘doppio legame’ è dovuto a Gregory Bateson. Si tratta di un rapporto fondato sulla contraddittorietà dei segnali che pone il colpito in un dilemma dal quale non può uscire. Ne stanno alla base l’importanza della relazione e l’impossibilità di chiedere conto al manipolatore dell’incompatibilità delle sue richieste/giudizi. Cfr. G. Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano 1976, in particolare pp. 244-274 e 293-338; Mente e natura, Adelphi, Milano 1984, passim; Una sacra unità Adelphi, Milano 1997, in particolare pp. 240-245 e 302-314. La prospettiva fu ripresa da P. Watzlawick e dalla scuola di Palo Alto; cfr. Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1971. In Italia il dr. Gaetano Giordano (CSSAM - Roma) è forse il primo ad aver individuato in questo nodo la dinamica che presiede al rapporto tra i sessi in Occidente. Integrano la comprensione di questa acquisizione il pensiero di E. Morin sui processi ricorsivi inerenti ai sistemi conoscenti e quello di M. R. Maturana e F. J. Varela sull’autopoiesi delle forme viventi.
ii W. Farrell, Perché gli uomini sono come sono, op. cit., p. 5.
iii Natalia Aspesi, “Il Venerdì” de “La Repubblica”, 05.12.2003, p. 197.
iv ‘Incantesimo rosa’ è locuzione di Renato Dragonetti, comunicazione personale.

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