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3.8. DESERTO SIMBOLICO

Non c’è bisogno di lunghe argomentazioni per richiamare l’importanza dei simboli e la loro centralità per gli esseri umani; non si dà cultura senza di essi né si può immaginare sistema di Senso che ne sia privo. Nel conflitto dei sessi, se possibile, il loro valore è persino superiore che in ogni altro ambito perché l’esser nel mondo dei due e la loro relazione precedono ogni altra istituzione, ogni forma culturale ed è perciò a quel sostrato immateriale antico di milioni di anni (perché la relazione sessuale precede la specie umana) che essi rimandano e di cui raccontano la storia. Quando si parla del profondo, di ciò che giace nelle fibre del nostro essere da tempi che psicologicamente sono infiniti, si fa riferimento a ciò di cui i simboli parlano. Il simbolo struttura e correla le dinamiche psicologiche, orienta i sentimenti, suscita e libera le energie, influenza le condizioni emotive e collega le diverse dimensioni dell’esperienza interiore. Connette, nelle due direzioni, inconscio e coscienza, seleziona e coordina le pulsioni, unifica e dà forma al mondo oscuro che giace laggiù dove la parola, intesa come concetto, non può arrivare. Metafora viva e vivificante, il simbolo connette Natura e Cultura e carica di Senso l’esperienza degli umani. Il valore dell’universo simbolico e l’importanza dell’equilibrio delle sue componenti impongono di disarticolare quello degli altri laddove e quando la posta in palio è la nostra espansione nel mondo che non può avvenire senza l’altrui arretramento. Bruciare la bandiera del nemico, frantumarne le icone sono gesti spontanei e necessari in ogni conflitto tra sistemi di valore. L’universo simbolico maschile non poteva dunque restare immune dagli attacchi corrosivi prima e distruttivi poi portati contro gli uomini dall’ideologia femminista.

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