Top Slide Menu

3.5.5 L'antidogma invisibile

Il Dogma Centrale è uno strumento della guerra morale contro gli uomini, la pulizia etica antimaschile, giacché solo con esso diventa possibile conculcare i bisogni degli uomini. La negazione delle differenze naturali rende possibile e lecita la repressione; il Dogma ha uno scopo. Trattandosi di uno strumento, di una verità utile essa può e deve venire abbandonata (“dimenticata”) quando risulta ingombrante o dannosa e i motivi per rinnegarla, come ci apprestiamo a vedere, sono davvero molti. Senza la sua negazione metà della politica femminista non sarebbe attuabile e metà della GNF non sarebbe presentabile. Ecco quando e dove il grande Dogma viene rinnegato. 

Quando si celebra la donna esaltandone quei “…talenti naturali che stanno cambiando il mondo”,i quando si tratta di affermare la superiorità morale femminile, ovviamente fondata sulla gravidanza e sulla maternità, intese come “modello di antropocultura, matrice dell’universalità del genere umano, principio ed origine dell’etica” come scrive A. Fouque.ii Quando si tratta di attestare la superiorità intellettuale femminile derivante, banalmente, dalla maggiore connessione dei due emisferi cerebrali o di difendere e celebrare la loro “identità specifica”.iii Quando si accusano gli uomini di “assenza”, ad esempio di “aver delegato l’educazione alle donne” mentre c’è bisogno anche di loro. Non si vede quale bisogno vi possa essere dei maschi se non esistono differenze naturali; in questo caso infatti quel che fa un padre lo può fare benissimo la madre (o una seconda madre) e quel che trasmette un professore lo può benissimo trasmettere una professoressa (o una seconda professoressa). Se non esistono differenze naturali ne segue che si può fare a meno degli uomini e che la loro presenza (o assenza) è del tutto irrilevante. Quando si teorizza e si pratica (come in Italia) la c.d. “politica della differenza sessuale”; se non è naturale non esiste alcuna differenza che possa fare da fondamento a quale che sia teoria filosofica o pratica politica, giacché se non esistono differenze naturali non esistono i Generi. 

Se n’è accorta la femminista Maria Chiara Pievatolo: “Delle due l’una: o esistono differenze naturali, e allora esistono i Generi; se quelle non esistono non esiste alcun Genere”.iv Quando si parla di femminilità e di maschilità, se non esistono differenze naturali non esiste alcuna qualitas femminile diversa da quelle maschili, nulla di specifico che appartenga alle donne in quanto tali e non agli uomini (e viceversa), non esistono perciò né ‘femminilità’ né ‘maschilità’ qualsiasi cosa si intenda con esse. Quando si afferma che gli uomini hanno costruito una cultura ed una civiltà a proprio uso e consumo finalizzata ai propri interessi. Non si vede da dove potevano venire questi interessi specifici del genere maschile che precedettero la costruzione della società maschilista se non da una preesistente e sottostante diversità naturale. Quando si dice, per colpevolizzarli e non certo per valorizzarli: “C’è bisogno degli uomini”, se non esistono differenze naturali non c’è alcun bisogno degli uomini. Quando si esige il rispetto dei sentimenti, del sentire femminile, dei bisogni e delle aspettative irrinunciabili delle donne; se vi è qualcosa di irrinunciabile lo è in quanto naturale, dal momento che quel che è culturale è per definizione arbitrario e dunque indifendibile. Ma indifendibile oggi è solo quel che appartiene agli uomini.


i H. Fisher, La mente della donna - I talenti naturali delle donne che stanno cambiando il mondo, Red Edizioni, Novara 2003, già edito da Lyra Libri nel 2000 con il titolo Il primo sesso.
ii A. Fouque, I sessi sono due, op. cit., p. 81.
iii Nell’ordine: “L’Espresso”, n. 36/1999; “Corriere della Salute”, 21.05.2000; A. Fouque, I sessi sono due, op. cit., p. 175.
iv Cfr. nota n. Errore: sorgente del riferimento non trovata.

0 commenti:

Posta un commento

I messaggi anonimi non verranno pubblicati.
Inserire Nome nell'apposito campo