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1.2.5. Mondo rosa

Come Noosfera è lo spazio del vero e del falso, così Etosfera lo è del buono e del cattivo, del bene e del male, del bello e del brutto. Come il primo è il luogo della Parola e della coscienza, così il secondo lo è del silenzio e dell’inconscio. Di là le regole, di qua le forze perché dove vi sono regole finisce la forza e dove vi è la forza non hanno spazio le regole. Bisogni, desideri, pulsioni e sentimenti in generale, gusti e piaceri, gioie e sofferenze, paura e coraggio tutti abitano in Etosfera, luogo in cui non si capisce, non si conosce, non si ragiona: si sente. Si sentono le forze di tutto ciò che ci circonda e di quel che ci appartiene, le forze dell’interno e quelle dell’esterno e tutto quello che non ha la forza di farsi sentire non esiste. 

Qui non valgono prove né dimostrazioni perché queste presuppongono la logica che abita altrove perciò non vi sono questioni di coerenza (lealtà verso se stessi) né di fedeltà (lealtà verso gli altri) né problemi di contraddizioni o di tradimenti; qui la regola consiste nell’evitare ciò che nuoce e che dispiace e nell’ottenere ciò che giova e che piace. Beninteso, ciò che piace e dispiace a una qualche forma vivente, a una specie, a un gruppo umano, ad un individuo, in breve alla vita la quale non ha bisogno della Parola come è vero che prima fu la vita e poi il linguaggio, prima l’inconscio e poi la coscienza. Ciò che è utile è buono e bello ciò che è dannoso è brutto e cattivo perciò la verità ha questo nome se è utile, si chiama bugia se è dannosa, perché l’imperativo della vita è salvaguardarsi, proteggersi, difendersi, espandersi. Qui la verità è vivere, la bugia è morire. 

Non possono esservi diritti per nessuno perché l’Altro esiste se e solo se si fa sentire e nella misura in cui lo fa. Il suo diritto coincide perciò con la sua forza vitale, con la sua capacità di premere contro di me, di fermarmi, di respingermi. Non esistono scenari e perciò nessun confronto tra ciò che c’è e ciò che ‘dovrebbe essere’. Il solo diritto è la forza. Qui A non è mai uguale ad A, se non per caso. Non vi sono contraddizioni ma solo conflitti, contrasti, scontri ed alleanze casuali tra forze. Non è questo il luogo della fedeltà, della fede, della fiducia, dei princìpi; se ne vale uno si tratta del ‘Principio di slealtà’, l’assenza di ogni legge, di ogni codice, provenga dagli uomini o da Dio, da me stesso o dagli altri. Una sola verità, vincere, una sola coerenza, vincere, una sola lealtà, vincere. Vincere: salvarsi, conservarsi, durare, nutrirsi, crescere, soddisfare bisogni, realizzare sogni, espandersi nel cosmo e nel mondo, salire nella scala degli esseri. Una sola giustizia, vincere, una sola libertà, vincere, un solo bene, vincere. Qui non si impara mai nulla, non vi è crescita della conoscenza perché non vi è conoscenza di alcuna cosa che non sia presente. La paura e il coraggio, l’amore e l’odio di oggi sono quelli di sempre, la volontà di vivere di oggi è la stessa di ieri. Questo è il regno dell’innocenza perché non vi è coscienza e perciò, letteralmente, qui ‘nessuno sa ciò che fa’, perciò non vi sono colpe. L’inconscio è innocenza originaria, pura, perfetta. Il paradiso in Terra. 

E’ un continente senza confini. Il confine è un segno che ‘sta per qualcos’altro’ ma qui non vi sono rappresentazioni e perciò non vi è nulla che possa ‘stare per’ alcunché. Se quel qualcos’altro (un altro essere vivente) si fa sentire, se preme contro di me e frena la mia espansione, allora c’è, altrimenti non esiste perché non può collocare un segnale che ‘stia per lui’, perciò mi espando sin quando non ne sento la presenza. Non esiste Cavalleria perché questa presuppone che io sappia di essere forte e sappia che l’altro è debole, ma io non so nulla né di me né dell’altro, sento le forze, la mia e la sua, sono ciò che sento e non posso rinunciare alla mia forza perché essa rappresenta la mia vita e la vita non è un qualcosa che io abbia, ma tutto ciò che sono. Non conosco, sento, non ragiono, sento, non capisco, sento. Sento le forze perché io sono la volontà di vivere, io sono il desiderio di esistere secondo le mie determinazioni. 

Non esistono compartimenti, sezioni o settori perché non vi è nulla che li possa contrassegnare, perciò non vi sono, propriamente, invasioni, usurpazioni e rapine; nulla appartiene all’altro se egli non ha la forza di tenerlo per sé. Non resta che farsi avanti sin dove si può, sin dove se ne ha la forza e se questa è superiore si vince altrimenti si perde. Una forma vivente avanza, un’altra arretra. E’ una dimensione cieca a se stessa, che esiste senza sapere di esistere, terra dell’inconscio che non sente ragioni al di fuori di quelle della forza. Luogo immerso nel buio e dove nulla mai si apprende, regione delle verità utili e della volontà incosciente, terra senza confini e perciò luogo in cui si trema e si fa tremare, continente tenuto insieme dalla paura ma al tempo stesso regno beato dell’innocenza libera da ogni possibile colpa. L’inferno della paura, il paradiso dell’innocenza.6

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