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3.7.8 Al capezzale del padre

Al capezzale del padre si stanno radunando, anche in Italia, molti psicologi di diverse scuole e provenienze. Evidentemente questo aspetto del disfacimento del valore degli uomini è tale che neppure l’universale imbarazzo a schierarsi dalla parte dei maschi riesce a nasconderlo. Ecco le linee essenziali dell’approccio che, a parte una o due eccezioni, è condiviso da tutti questi buoni samaritani della maschilità nella sua veste paterna. Le cause dell’attuale stato di cose sono individuate genericamente nelle mutate condizioni socio economiche e nel “nuovo ruolo” della donna che hanno prodotto la crisi dei vecchi valori e la “perdita di identità” del maschio e del padre. Le responsabilità sono quindi attribuite agli uomini che hanno abdicato ai loro doveri, che sono in ritardo, che non si sanno adeguare, che non vogliono uscire dai vecchi cliché. A questa sorta di ammutinati, “disimpegnati, arroganti, disillusi, aridi nei sentimenti, opportunisti, deboli, privi di entusiasmi, di passioni, fantasia e grinta” i viene indicata la via della rinascita che consiste nell’adeguamento ai nuovi assetti, nell’adozione della nuova scala di valori, nell’assunzione di quella “nuova identità” che il femminismo sta ritagliando per loro. Tutte le argomentazioni di questi psicologi stanno in precario equilibrio tra il Dogma Centrale, da difendere, e le sue implicazioni, da negare, tra la necessità di segnalare, da una parte, l’importanza della presenza maschile nella formazione dei figli, di fornire cioè ai maschi motivi fondati per sentirsi importanti ed essenziali, e, dall’altra, di negare che esistano differenze naturali tra i sessi: “Tutti sanno che nessun essere ‘per natura’ è regolato in un sesso”.ii Costretti al tempo stesso ad affermare e a negare l’esistenza di una diversità specifica di Genere e perciò a eludere eternamente la domanda sul perché il padre sia importante e decisivo, finiscono con l’offrire indicazioni pasticciate e contraddittorie, prive di qualsiasi incisività, niente più che edificanti sermoni. Questo approccio è condiviso da quasi tutti coloro che si occupano della questione maschile i quali, dopo aver premesso, scusandosi, che con l’interessarsi degli uomini non intendono far la guerra alle donne,iii alternano momenti di sfida a inviti al pentimento, ricordando la gravità della condizione femminile e, ancora una volta, la violenza esercitata dagli uomini nella storia, e perciò la loro colpa, salvo poi chiedersi “Perché vi siano in giro tanti padri ex adolescenti pentiti e bisognosi di espiazione”iv o segnalare con stupore che l’uomo è purtroppo diventato “...timoroso e affannato, pieno di sensi di colpa e di sentimenti repressi”v glissando sulla origine di quel senso di colpa, quando non ci si spinge sino ad affermare che “Il passaggio attraverso l’umiltà   e se necessario l’umiliazione   del padre è indispensabile per depurarne l’autorità” percorso che può “...restituirci la potenza del padre senza la prepotenza maschile”, benché la burbanza da umiliare sia ormai quella di un moribondo. Mai alcun riferimento alla lotta condotta in Occidente contro la figura paterna e al disfacimento del valore del maschio e del padre, anzi queste letture sono preventivamente liquidate come “...proiezioni persecutorie”.vi La causa, e perciò la colpa, è assegnata agli uomini, i “dimissionari” invitati a farsi portatori di una nuova paternità, espiatrice e perciò redenta. 

Questo è il filone principale entro cui viene collocata la questione paterna che pur sta uscendo dalle occupazioni degli addetti ai lavori per suscitare l’attenzione di un pubblico più vasto. In contrasto con questo approccio ad un tempo colpevolizzatore ed edificante seguito da sociologi e psicologi preoccupati di fugare ogni sospetto di antifemminismo e perciò limitati nell’analisi e impacciati nel linguaggio, si sta facendo strada una diversa prospettiva che vede finalmente lo stato attuale della paternità come esito di un attacco esplicito e diretto contro quella figura e il suo valore. Già il saggio L’eclissi del padre, un grido del cattolico Paul Josef Cordes segna un deciso cambiamento di tono dove si prende drammaticamente atto della distruzione della figura paterna avvenuta in Occidente negli ultimi trent’anni.vii “Distruzione a livello psicologico, istituzionale, legislativo, persino linguistico, che ha la sua principale origine nel senso di colpa vissuto dai maschi a causa del loro odio verso il proprio padre, ritenuto a torto o a ragione assente e per questo giudicato un traditore. Sentimento che però si rovescia contro le stesse nuove generazioni di maschi, posseduti da un senso di colpa negato che li costringe a sentirsi indegni di qualsiasi fiducia verso se stessi e verso gli altri uomini, privi di ogni riferimento, spaesati e disorientati”.viii Sul solco di questa nuova prospettiva è uscito il saggio di Claudio Risé Il padre - L’assente inaccettabile che finalmente chiude l’era della condiscendenza, dei distinguo, degli imbarazzi. Abbandonata ogni preoccupazione di accreditarsi presso l’opinione pubblica politicamente corretta, la questione paterna vi viene affrontata nei termini di un conflitto che ha radici lontane ed effetti devastanti in un approccio ampio ed articolato che segna uno spartiacque rispetto alla linea tradizionale. Forse un segno dei tempi.ix

i F. Scaparro, Talis pater, Rizzoli, Milano 1998, p. 15.
ii Nell’ordine: F. Scaparro, ivi, p. 3; F. La Cecla, Modi bruschi, Bruno Mondadori, Milano, pp. 37, 41 e altrove.
iii P. Lauster, I 7 errori maschili, Edizioni GB, Padova 1997, p. 7.
iv F. Scaparro, Talis pater, op. cit, p. 29.
v P. Lauster, I 7 errori maschili, op. cit.
vi L. Zoja, Il gesto di Ettore, Bollati-Boringhieri, Torino 2000, pp. 287-298.
vii P. J. Cordes, L’eclissi del padre, un grido, Marietti, Genova-Milano 2002. Egli prende spunto da un saggio della femminista Susan Faludi, Bastonati!, Lyra Libri, Como 2000.
viii Da una recensione di Cesare Brivio, novembre 2002.
ix C. Risé, Il padre - L’assente inaccettabile, S. Paolo, Torino 2003. Il volume, agile ed equilibrato, traccia un quadro completo della gravità della situazione offrendo anche una buona serie di riferimenti statistici.

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