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4.2b.4 Colpa impossibile

Un piatto della bilancia è dunque destinato a rimanere vuoto ma vale la pena chiedersi se esista, se le donne vengano ferite dalla colpa al pari degli uomini. La colpa è l’impossibilità di negare la propria responsabilità nella causazione di un qualche male a prescindere dalla volontà e dalla compartecipazione diretta, ma tutto il sistema etico femminista, l’ordine morale vigente, si fonda sul principio che non può esservi male se qualcuno non lo vuole e dunque si diventa colpevoli solo se si vuole nuocere, solo se si è mal-disposti, perciò la colpevolizzazione delle donne può produrre effetti solo se si dimostra l’esistenza di una cattiva volontà femminile e questa è appunto un’operazione impossibile giacché solo l’interessata può giudicare delle sue intenzioni. 

In una riunione di famiglia associai quelli di mia madre a certi cattivi comportamenti di mio padre e li accomunai nel criticare certe falle, certe loro pecche educative nei confronti dei figli. Mia madre, scossa dalle mie parole, così disse con voce alterata: “Tutto quello che ho fatto l’ho fatto con infinito amore!”. Chi le può imputare qualcosa se la sua intenzione era eccellente, cosa può imputare a se stessa se ogni suo fare proviene da amore infinito? Mia madre è innocente. Mio padre, invece, quando viene attaccato, tace come se sentisse che le sue buone intenzioni non bastano ad escludere le sue responsabilità e infatti non bastano né davanti ai nostri occhi né davanti ai suoi. Accade come se i due vivessero in dimensioni morali separate, come se fosse vero che i maschi partecipano dell’Universo della Causa dove l’intenzione non conta nulla e le femmine di quello della Volontà dove la disposizione d’animo significa tutto e gli effetti - il male procurato agli altri - non hanno alcun valore.

Oltre a ciò sta l’equazione, già considerata, maschio=oppressore alla luce della quale deve essere valutato ogni danno (vero, presunto o eventuale) arrecato agli uomini. Ora non sono molte le donne che proclamino quel postulato ma la certezza che essi siano degli eterni privilegiati e che il mondo sia stato costruito a loro uso e consumo è universale e questo non è altro che un mascherato sinonimo di quella cruda affermazione. Verità equivalenti perché legittimano la convinzione femminile di avere il diritto di premere senza limiti contro il genere maschile trasformando così ogni torto arrecato in un “torto”, ogni lesione dei diritti maschili in una doverosa conquista. Da questa convinzione granitica segue che gli uomini non sono oltraggiabili nel senso che non vi è nulla che possano difendere legittimamente e la cui eventuale violazione costituisca un delitto. Dal punto di vista del proletariato non vi è niente che la borghesia sia moralmente legittimata a difendere.

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