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2.6.6 Stillicidio

La colpevolizzazione è un attacco emotivo, una strategia che supera di netto ogni obiezione razionale che un individuo possa tentare di opporre perché va direttamente al cuore del colpito ferendolo là dove natura e cultura lo hanno reso vulnerabile. Per far ciò la realtà non solo deve essere distorta o inventata ma va anche presentata in modo tale da colpire quanto più profondamente possibile adottando tecniche e metodologie le più sottili e mirate. 

Gli antiabortisti usavano corredare gli articoli contro l’aborto con immagini di feti con l’evidente scopo di mostrarne la straordinaria somiglianza con i neonati al fine di colpire direttamente i sentimenti dei lettori. Questa tecnica fu immediatamente denunciata come sleale e truffaldina perché diretta non a persuadere con la discussione razionale (che notoriamente è il metodo femminista), ma a colpire i sentimenti, a sfruttare la sensibilità femminile per le creature viventi (giacché, come vedremo, quella maschile non esiste) ed in particolare per i piccoli, con lo scopo di spostarne il consenso su opinioni antiabortiste; si intuì prontamente che si trattava di un metodo subdolo e sleale e come tale fu denunciato. L’equazione feto=bambino mira a colpevolizzare le donne e diventa strumento di creazione artificiale della colpa.

Ci si potrebbe attendere che la stessa slealtà condannata nei metodi altrui non venga poi utilizzata proprio dal femminismo ma in una guerra per il potere etico vale il ‘principio di slealtà’ perché il solo metro su cui si misura ogni regola è il vantaggio che se ne può trarre. A parte l’immagine della donna crocifissa,i collocata in prima pagina da quello stesso settimanale progressista che appunto denunciava la slealtà degli antiabortisti, tutta la letteratura femminista, tutti i dati aggregati, le statistiche e tutte le storie personali delle donne raccontate dai media non sono altro che la presentazione del male subìto presentato in forme che mirano a colpire in ogni modo possibile i sentimenti dei destinatari, i sentimenti, perché è in essi che giace la morale e la loro modifica-manipolazione è lo scopo di ogni rieducazione. Il fenomeno è chiarissimo nell’uso delle statistiche il cui utilizzo a fini di condizionamento emotivo è stato portato dal femminismo a livelli di precisione ed efficacia sorprendente ad esempio attraverso la temporalizzazione dei delitti.

Una donna ogni due secondi viene stuprata, una al giorno viene assassinata perché femmina, ogni cinque minuti una moglie viene picchiata, ogni due ore un bambino viene violato. Il dato che parla di 350 donne uccise in Francia ogni anno colpisce certamente, ma sapere che ogni giorno, ieri come oggi e come domani una donna viene assassinata colpisce molto di più. Sapere che gli stupri (denunciati) in Italia sono circa 1400 all’anno colpisce certamente ma sentire che se ne verifica uno ogni due secondi è molto più incisivo.ii Non cada il mio auspicato lettore nella trappola, non si presti a fare il conto da cui risulta che 1400 stupri l’anno danno quattro al giorno, perché né io né alcuno sa a quale parte del mondo di riferisca la cifra di “uno stupro ogni due secondi”, saperlo, infatti, è del tutto irrilevante perché qui non abbiamo a che fare con la trasmissione di una conoscenza. 

Se si facesse questione di razionalità sarebbe indifferente presentare questi dati nel loro valore assoluto o riferirsi alla loro frequenza, ma poiché questo diverso metodo viene usato se ne deve trarre l’unica conclusione possibile: con esso si colpisce meglio e più a fondo, si ferisce l’anima, il cuore di chi ascolta. In Etosfera non si ragiona, si sente. Questa tecnica è stata una delle prime ad essere scoperta dai mascolinisti i quali hanno incominciato ad usarla a loro volta per denunciare le discriminazioni antimaschili. “Negli Usa ogni minuto che passa un maschio subisce per sentenza una paternità non voluta”, così hanno imparato ad esprimersi, scimmiottando ingenuamente il metodo femminista sulla base dell’ipotesi che il male subìto dai maschi susciti gli stessi sentimenti e perciò le stesse reazioni di quello patito dalle femmine. Alcuni, percependone l’uso strumentale, cercano talvolta di fare le pulci alle statistiche chiedendo lumi sulla loro fondatezza scientifica, sugli ambiti cui si riferiscono (il quando, il dove, il chi, ecc.), domande cui ovviamente nessuno risponde, rilevandone i limiti o correlandole ad altre per metterne in luce vuoi l’assoluta improponibilità, vuoi la parzialità e così via. Essi affermano che le statistiche sono “spesso male interpretate” che sono “parziali e distorte”, che sono stati commessi degli errori, come se fosse in ballo la verità, come se non si trattasse di un conflitto. In Etosfera l’unico errore è perdere, l’unico abbaglio arretrare. Il femminismo non sbaglia.

i Mi riferisco qui all’immagine della donna crocifissa pubblicata dal settimanale “L’Espresso” negli anni della campagna per l’aborto e divenuta emblematica. Non ricordo però né il numero né l’anno di pubblicazione.
ii “D - La Repubblica delle Donne”, 08.11.2003, pp. 105-108.

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