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3.7.5 Bancomat-men

E’ universale l’accusa rivolta contro gli ex per il mancato o parziale pagamento degli alimenti. Si inventano statistiche secondo le quali tre padri su quattro non pagherebbero quanto dovuto o non pagherebbero per niente, fingendo di non sapere che le poche madri non affidatarie esistenti lo pagano solo nel 5% dei casi secondo le associazioni dei padri separati e mai secondo Chiara Saraceno che nessuno può sospettare di filomaschilismo.i Quanti siano quelli che non pagano, e soprattutto perché non lo facciano, lo si potrà sapere quando il racconto maschile avrà titolo di cittadinanza. I mascolinisti Usa hanno scoperto che le statistiche dei padri che non pagano sono costruite includendoveli tutti, indistintamente, compresi i malati cronici, i disoccupati, i carcerati e, almeno in un caso, persino i morti. Oltre alla sottrazione forzosa dell’assegno dalle buste paga, in molti paesi (tra cui l’Italia) il mancato pagamento degli assegni costituisce motivo di incarceramento, disoccupati compresi. Si è però scoperto che un uomo in prigione non produce reddito e la proposta ha perciò deviato verso questa elegante soluzione: tra le sbarre di notte e a lavorare di giorno. La verità degli uomini ci è ignota, ma quel che già oggi sappiamo è che nei casi di affido congiunto i padri pagano quasi sempre. Quasi, perché, vi sono di quelli che non possono pagare. Il significato di questo fatto è tanto illuminante quanto ovvio; nel momento in cui il loro ruolo rimane integro, integra rimane anche la disponibilità a sostenere gli oneri che dalla paternità derivano, ma sin quando verrà raccontata una sola storia non vi sarà modo di conoscere la verità maschile. Quando questa verrà raccontata allora si scoprirà che il più delle volte il ritardo e la decurtazione dell’assegno non sono altro che tentativi estremi di risposta al ricatto delle madri, alla lesina delle visite, all’allontanamento provocato da esse nei figli sui quali si scarica il risentimento della rottura, alla perdita progressiva della stima e dell’affetto per i loro padri che spesso, dopo alcuni anni, scompaiono in loro definitivamente sostituiti dal disprezzo e dall’odio. 

Quelli che non sono accusati di disinteressarsi dei figli sono immediatamente scherniti per aver “scoperto la paternità” solo dopo la separazione e di interessarsi ad essi solo in via strumentale con lo scopo di disturbare la madre, argomento avanzato anche contro la proposta di legge sull’affido congiunto che metterebbe in pericolo la privacy e l’autonomia dell’assegnataria (giacché si sa già che la consegnataria sarà lei). Quanto a quelli che pur potendo non pagano davvero, lealtà esige che di essi si parli il giorno in cui un numero di donne pari a quello degli uomini sperimenterà la condizione di cash-women, allora si farà la conta e si vedrà da che parte oscilli la lancetta dell’egoismo. Quando le parole degli uomini avranno valore si saprà quale sia il vero reddito che percepiscono e che, decurtato del nuovo affitto, rende loro impossibile sottrarre l’intero ammontare della somma che i tribunali stabiliscono arbitrariamente, stato di cose che li costringe a tornare nella casa dei genitori, e cioè per lo più della madre (perché il padre nel frattempo è morto) e talvolta ad ingrossare il numero dei barboni dei quali i maschi rappresentano l’80 per cento. Si saprà allora quanti siano coloro che dopo anni di estorsioni ed umiliazioni, di vane attese sotto la porta di casa, di viaggi a vuoto e di telefonate interrotte, di incontri con figli sempre più estranei e lontani, quando non caricati essi stessi di rancore, gettano la spugna, sottraendosi una volta per tutte allo stillicidio delle ferite ed alla prostrazione dei ricatti. 

Quel che si vuole però è che si facciano avanti, che si interessino ai figli perché solo in questo modo si mantengono nelle condizioni di poter essere ricattati, perché è quel farsi avanti il filo che li mantiene dipendenti. Questa affermazione pare davvero pesante perché sembra descrivere le donne come ricattatrici senza scrupoli, ma il ricatto, l’uso dei bisogni e dei legami altrui è la forza originaria del debole che si contrappone al forte predone, risponde alla sua psicologia profonda ed è inevitabile che essa si esprima qui, in una situazione di inevitabili risentimenti e dove è priva di ogni freno. La fenomenologia delle ritorsioni è infinita e piena di sottigliezze impensabili. Lasciando da parte quelle madri che si fanno pagare in moneta sonante le ore “aggiuntive” che i padri trascorrono con i figli, come giurano accada alcuni avvocati di Milano, citerò questa condizione, peraltro non rara, imposta dal giudice ad un mio vicino di casa, padre di due figli. A costui è stato imposto, su richiesta della ex, di non condurre i figli nella sua nuova abitazione dove vive con la nuova partner perché costei “non deve vederli” tanto che per non doverli portare sempre al parco ha dovuto affittare appositamente un piccolo appartamento. Se lo può permettere. Ovviamente nessuno vieta alla madre di avere un nuovo partner in casa sua dove appunto vivono i figli, una piccola vendetta, dalle gravi conseguenze, consumata con il timbro del tribunale. Alla fine di ogni diritto non corrisponde quella dei doveri che però si riducono ad uno: il versamento regolare del “giusto” assegno, è questo che conta. Negli Usa, paese a grande mobilità territoriale, centinaia di migliaia di padri inviano il denaro all’altro capo del continente dove la madre si è recata in barba alla necessità di tutelare i legami primari dei figli. Quando l’assegno non arriva parte la denuncia e si scopre così qualche volta che il “mascalzone” nel frattempo è morto. Bancomat men.


i M. Barbagli e C. Saraceno, Separarsi in Italia, op. cit., p.171.

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