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3.8b.6 Riti di passaggio

Tutta la psicologia sa (etnologia ed antropologia culturale confermano) che gli uomini hanno bisogno di un momento in cui si allontanano (dalla madre, dalla casa, dalle esperienze e dai rapporti precedenti) per crescere e maturare, per diventare ciò che possono e devono diventare. Essi hanno bisogno di momenti (riti, prove, gesti, esperienze) capaci di segnare punti di non ritorno, linee di demarcazione nello sviluppo, eventi che però non possono essere determinati naturalmente, confini tra un prima e un dopo, percorsi che non solo coltivano la maturazione dell’istintualità ma permettono loro di voltarsi, di guardare indietro, di leggersi nel passato, di ordinare gli eventi e perciò di allontanarsi da quegli stadi che devono superare, di oggettivizzarsi insomma, esperienza essenziale per lo sviluppo della loro coscienza. Questo lo sapevano, pur senza concettualizzazioni, anche le nostre nonne semianalfabete sulla base del fatto che i maschi sono diversi per natura dalle femmine. Ma questo è appunto ciò che il femminismo nega e da questa negazione segue che ciò che va bene per le une deve andar bene anche per gli altri. 

Tutti i riti di passaggio sono stati aboliti, ogni prova psicofisica è vietata, ogni momento di durezza verso il proprio corpo ed i propri sentimenti viene bollato e sanzionato come machismo e cultura della violenza, ogni spazio riservato agli uomini è scomparso e la sola ipotesi che venga ricostituito è denunciata come un reato. Ognuno sa, e chi non lo sa lo vede, cosa comporti tenere i ragazzi attaccati alle gonne di mamma, impedir loro di mettersi alla prova, vietare spazi esclusivi agli uomini. Il risultato è l’inibizione dello sviluppo della coscienza maschile, della maturazione dell’autonomia e dell’indipendenza psicoaffettiva dalle donne, il blocco di quello sganciamento emotivo che è condizione essenziale per la liberazione psicologica ed il raggiungimento della maturità. Questo esito risponde però ad un sogno profondo ed inconfessabile della femminilità, la trasformazione del mondo in un immenso asilo nido dove tutti dipendano da Lei per ogni cosa, dal quale la logica sia bandita e la coscienza cancellata. Dove lo sviluppo degli uomini non superi mai lo stadio dell’adolescenza.

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