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3.3.14 Il male ridicolo

Questa direttiva UE, istitutiva dell’era dell’intimidazione permanente sui luoghi di lavoro, è stata commentata in Italia dalle sole femmine, tra le quali I. B. Fedrigottii una delle più “critiche” che si è espressa in questo modo: “Quando si passa dalla mancanza di garanzie   condizione, per quello che riguarda le molestie sessuali, purtroppo ancora attuale in molti ambienti   all’ipergarantismo, si rischia, purtroppo, di cadere prima nel ridicolo e poi nel tragico. Ridicoli sono i divieti che ormai vigono negli uffici americani per cui un collega che fa un complimento alla compagna di scrivania o, peggio, la invita a cena è passibile di denuncia. Come sfiorano il ridicolo le direttive che l’Unione Europea ha due giorni fa approvato in materia, dalle quali sembra far capolino l’ombra del collegio là dove si denunciano i ‘paesaggi sfavorevoli’ negli uffici, con calendari di donne nude sopra le scrivanie e i salvaschermi a soggetto erotico sui computer, e dove si raccomandano ispezioni periodiche su come vanno le relazioni tra i dipendenti al fine di prevenire eventuali molestie”. 

Come non trovare ridicolo che un uomo finisca nei guai per aver fatto un complimento ad una donna o peggio per averla invitata a cena? Per aver tenuta la porta aperta alla collega che lo seguiva in ufficio? Per aver lasciato scivolare gli occhi “appiccicosi”, come usa scrivere Miriam Mafai, sull’ombelico inanellato della neoassunta? Come non trovare ridicolo che nell’era della liberazione sessuale una barzelletta possa mettere nei guai? Che nello stesso istante in cui si sfidano gli uomini a manifestare i loro sentimenti essi vengano castrati con la paura? Che si proceda alle ispezioni morali preventive come s’usava a scuola per i pidocchi? Eppure, nel profondo, vi è qualcosa di vero in questa comicità. Chi ha mai saputo di una donna finita nei guai per aver fatto un complimento ad un uomo, per aver tentato di aiutarlo nel portare un peso, o peggio, per averlo invitato a cena? 

Un dubbio nasce da tutto questo, il sospetto, paradossale, che vi sia davvero qualcosa di prossimo al ridicolo in tutto ciò che gli uomini fanno per le donne. Come accade che queste non si caccino nei guai e non cadano mai nel ridicolo per ciò che fanno nei riguardi dei maschi? A rovescio, chi potrebbe mai trovare ridicolo che una iraniana venga picchiata perché il chador le è caduto dalla testa o che una sudanese venga imprigionata perché ha alzato il burka e ha sorriso ad un coetaneo? Che esistano due categorie di mali, uno serio ed uno ridicolo? Il sospetto ha un qualche fondamento. Quando la signor Bobbit tagliò il pene al marito la cosa fece ridere mezzo mondo. C’è un qualche male femminile che suoni ridicolo?

i “Corriere della Sera”, 13.06.2001, prima pagina.

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