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2.3.12 Avances

“Naturale ritrosia femminile”, così veniva denominata la prudenza delle donne di fronte alle avances maschili e la loro riluttanza rispetto a quel “farsi avanti per prime” che tutti gli uomini da sempre sperimentano. Quel concetto è stato spazzato via dal femminismo e l’espressione è scomparsa da così tanto tempo che tra i miei auspicati lettori i più non l’avranno mai sentita pronunciare. Essa esprimeva l’idea che esistono differenze naturali nei modi con i quali i due si avvicinano l’un l’altro e che spettasse agli uomini il farsi avanti, il prendere l’iniziativa, essendo destinato ad attesa infinita colui che fosse rimasto ad aspettare. Con ciò venivano trasmessi due significati complementari, uno relativo alla necessità per gli uomini di agire, di assumere la parte attiva con la conseguente implicita autorizzazione a premere sulle donne e con il connesso alleggerimento della colpa nel caso di eccessi o esagerazioni. Una sorta di licenza di fare e forse persino di strafare. Al tempo stesso quel riconoscimento giustificava però il comportamento femminile e metteva in guardia gli uomini dall’esagerare perché appunto di una refrattarietà naturale si trattava e dunque ineliminabile. Il femminismo, negando ogni diversità naturale, imputava quella ritrosia (di cui quindi ammetteva l’esistenza) alla cultura antifemminile che trasformava in una poco di buono ogni donna intraprendente. L’impossibilità per le donne di assumere la parte attiva e la connessa necessità maschile di farsi avanti per primi venivano finalmente imputati alla cultura dominante, maschilista. La liberazione sessuale e la fine dei pregiudizi contro le donne attive avrebbero permesso anche ad esse di prendere l’iniziativa al pari degli uomini e si sarebbe così potuta accertare l’assoluta culturalità del fenomeno. 

Ma le cose, dopo quarant’anni di lotte, su questo punto non sono cambiate. La ragione di questa permanente asimmetria è ora diversa, si afferma che le donne si farebbero certamente avanti se non fosse che sono proprio gli uomini a non volerlo, a non gradire un simile comportamento in quanto impauriti e timorosi di perdere le loro prerogative. Gli uomini - oggi come un tempo e a dispetto di tutti i mutamenti intercorsi - amano le donne succubi e sottomesse ed è quindi naturale che respingano quelle intraprendenti ed ardite. Secondo questa prospettiva ci troveremmo di fronte ad una nuova generazione di donne senz’altro disposte a farsi avanti per prime, a rischiare il rifiuto, frenate però dal timore di mettere a disagio uomini impauriti e disorientati davanti a questa nuova assertività che altrimenti si manifesterebbe anche in campo sessuale, una forma di cortesia, insomma, e così la responsabilità del permanere di questo disdicevole stato di cose trova il suo naturale referente.

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