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3.6.3 "Lo facevano per dovere"

Secondo la GNF l’abuso sessuale, il sesso imposto con la forza, con le minacce ed il ricatto sono state la regola universale dei rapporti tra i due e l’affermazione “Lo facevano per dovere” esprime in forma sintetica questa interpretazione parlando di una costrizione, di una violazione della volontà, che, in quanto imposizione, deve essere denominata stupro. Ora, se assumessimo come vera in toto quella dichiarazione ne dovremmo ricavare che tutti i rapporti sessuali sono stati una imposizione maschile, un gesto che le donne avrebbero voluto evitare, fatto questo che trasformerebbe tutti i rapporti in stupro e perciò tutti gli uomini delle generazioni passate in stupratori. Di più, preso alla lettera, suonerebbe come negazione radicale del principio della Parità Ormonale, perché indicherebbe che, finite le imposizioni, le donne non lo farebbero più, il che sembra assurdo. Quello slogan va dunque letto nel solo modo ragionevole e cioè nel senso di: “Lo facevano anche per dovere” perché si dovrà ammettere che almeno una parte degli incontri era voluta e gradita, mentre un’altra (quanto grande non si sa) imposta e subita.

L’ambiguità ed al tempo stesso la potenza di quello slogan impongono di analizzarlo a fondo. La guerra contro gli uomini è un conflitto morale e perciò è ragionevole che venga impiegata quell’affermazione cruda (benché assurda) in quanto strumento di colpevolizzazione e denigrazione ben più acuminato di quella da noi riformulata e alleggerita, espressione che pure risulta la sola sensata. La strumentalità colpevolizzatrice è del tutto evidente giacché adombra l’idea che tutti i maschi (almeno quelli del passato) usassero violenza sistematica, benché a loro stessa insaputa, conclusione quest’ultima che viene lasciata trarre agli interlocutori. 

L’affermazione è al tempo stesso vera, falsa e parzialmente vera. E’ vera perché appartiene alla GNF, descrive l’esperienza femminile che non può essere negata per quanto possa risultare pesante per gli uomini; è falsa perché non ponendo limiti e non precisando nulla dice che tutto il sesso, indistintamente, è sempre stato una imposizione, uno stupro, il che è assurdo ed impossibile; è parzialmente vera perché dice che almeno una parte degli incontri era subita, pur senza che si possa sapere o anche solo congetturare quale sia la proporzione tra le due quote, quale fosse e sia la quantità gradita alle donne, ossia la quantità “giusta

Non ha alcun senso e non vi è mai motivo di imporre qualcosa a qualcuno se costui già la vuole autonomamente, la gradisce e la desidera, si è tentati di imporsi solo quando esiste una volontà contraria nell’altro perciò, se il bisogno-desiderio di sesso da parte femminile fosse naturalmente uguale a quello maschile, l’idea di una imposizione in questo campo sarebbe stata del tutto inconcepibile sin dai tempi più remoti. Proclamare “Lo facevano per dovere” significa affermare che senza quel dovere lo avrebbero fatto molto meno. Ma anche la terza lettura di quello slogan colpevolizzatore ed oltraggioso parla di una disparità storica ed universale, sia pur non assoluta, che non potendo essere assegnata alla natura (nel rispetto del Dogma e del suo corollario) deve essere imputata alla cultura. Uguali ad esse nel desiderio per natura gli uomini avrebbero dunque costruito una cultura che alimentava in essi un desiderio sessuale superiore a quello naturale, ovvero, simmetricamente, che comprimeva e soffocava le pulsioni femminili tanto da esser costretti ad imporre poi con la forza alle donne di soddisfare anche quella parte artificiosa e innaturale di desiderio che essi altrimenti non avrebbero avuto. Hanno alterato artificiosamente e a dismisura il naturale equilibrio per poi dover ricorrere all’imposizione, alla violenza o allo scambio economico per avere quel che prima ottenevano spontaneamente e gratuitamente. Questo è quanto si deve ricavare dalla combinazione delle due verità contenute nella GNF, la parità ormonale e “Lo facevano per dovere”. L’assurdità, l’inconciliabilità delle due affermazioni non le rende meno vere, perché tanto la prima quanto la seconda sono strumenti di lotta. 

Per quanto riduttivamente possa essere interpretato il richiamato slogan, esso dice pur sempre che i maschi desiderano più sesso delle femmine, quel che ognuno di noi vede, sente e sa perfettamente e da sempre. Questa verità universale è però negata dalla GNF e lo è perché se ne ricava una grande utilità che consiste in questo: nel negare e negarsi a) ogni forma di cavalleria sessuale, b) ogni dovere nei confronti degli uomini, c) ogni tolleranza nei confronti del comportamento maschile, d) ogni rispetto dei sentimenti maschili; e) nel rovesciare la causa della prostituzione, f) nel sostituirsi ai maschi nella descrizione delle condizioni psico-emotive che stanno dietro alle molestie e allo stupro ed infine, g) nel mascherare la condizione di originaria ed irrimediabile dipendenza sessuale degli uomini. L’utilità è tale che la disparità del desiderio/bisogno dovrebbe essere negata non solo se fosse falsa, ma soprattutto se fosse vera. Con la sua negazione il femminismo garantisce alle donne occidentali il diritto di prescindere radicalmente dai sentimenti maschili, offre loro la libertà totale di comportamento e l’assenza di ogni dovere sessuale nei confronti degli uomini, fidanzati, mariti o conviventi che siano. Essa consente poi di imputare esclusivamente agli uomini la prostituzione e tutte le espressioni anomale o patologiche del comportamento sessuale maschile, quali la pedofilia e l’incesto eludendo ogni responsabilità femminile e contribuendo in tal modo a garantire quella condizione di innocenza assoluta del bel Genere che è un prerequisito del suo potere morale.

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