Top Slide Menu

3.5.2 Una questione scientifica?

Quella delle differenze naturali tra i Generi è parte integrante della più ampia questione relativa alla naturalità o meno dei comportamenti umani. Tutti sostengono che la soluzione dell’enigma della natura umana è di pertinenza scientifica e, tanto i sostenitori quanto i negatori della sua esistenza, giurano che il problema è risolto e lo è esattamente nella direzione che interessa ad ognuna delle due parti. Anche per il femminismo la questione è risolta nel senso che il Principio di Cultura non è un assunto ma è la verità scientifica sulla cui base si fondano legittimamente le rivendicazioni femministe, questa è la ragione per la quale tutte le scienze del comportamento umano che parlino di condizionamento filogenetico sono sanzionate come pseudo scienza al servizio dell’ideologia maschilista, si tratta della sociobiologia, dell’etologia umana e di certe branche della psicologia animale. Benché non manchino etologi “buoni” (Montagu, de Waal) queste scienze (“pseudo scienze”) sono viste dal femminismo come fumo negli occhi e la sociobiologia in particolare come disciplina dal vago sapore nazista. Nomi come quelli di K. Lorenz, I. Eibl-Eiblesfeldt, E. O. Wilson e R. Dawkins (per citare i più famosi) sono tabù per il femminismo e vanno associati, con il titolo di Innominabili, ad un certo numero di filosofi tra i quali spiccano Machiavelli, Hobbes, Schopenhauer, Nietzsche, tutta gente che ha sostenuto l’esistenza di una natura umana, caratterizzata, si capisce, assai più dalla cattiveria che dalla bontà. Ma è davvero una questione scientifica? Se si considera che quello dei sessi è un conflitto etico, c’è ragione di dubitarne. 

Come abbiamo appena visto l’affermazione che non esistono differenze naturali implica che quel che gli uomini raccontano di sé può essere cestinato e che essi non sono titolati a difendere alcuna delle loro determinazioni, che nessuna di esse è irrinunciabile, ossia difendibile: ‘naturale’ sta quindi semplicemente per difendibile. Ora è chiaro che l’oggetto del contendere non è la naturalità o meno delle determinazioni dei due sessi ma la difendibilità di quelle maschili, qui giace l’arcano rispetto al quale la questione natura/cultura è un depistaggio, un camuffamento. In un conflitto etico la scienza è uno strumento al pari di ogni altro, non detta regole e verità ma le subisce perciò cercare di stabilire scientificamente quale dei due dogmi sia vero più che futile è tragicamente fuorviante. I mascolinisti, per poter difendere le qualitas maschili, si danno un gran daffare nel cercare di provare che le differenze naturali esistono come se la questione fosse scientifica, come se, a rovescio, le donne occidentali per imporre la loro volontà (“What women want!”) avessero dapprima indagato sull’origine delle loro determinazioni, e poi, con lealtà e con scrupolo, avessero imposto solamente quelle naturali, e quindi irrinunciabili, trascurando di prescrivere quelle di origine culturale in quanto arbitrarie e indifendibili. Se c’è una cosa che il femminismo non ha fatto ed ha evitato di insegnar a fare alle donne, questa è stata la ricerca, la discriminazione tra ciò che in esse vi è di naturale e ciò che non lo è, questo è un problema che il femminismo non si è posto e che nessuna donna si pone. Esso ha definito bene tutto quel che piace alle donne occidentali di questo secolo, evitando sin dall’origine di indagarne la fonte. Le donne non giustificano con l’origine naturale i loro bisogni, i loro interessi e tutto quel che vogliono, si limitano ad imporlo.

0 commenti:

Posta un commento

I messaggi anonimi non verranno pubblicati.
Inserire Nome nell'apposito campo