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2.1.3 La potenza della colpa

La questione della colpa-responsabilità, intesa in senso lato, ha un ruolo determinante nella nostra vita, costituisce la prima ragion d’essere del codice penale, ha un peso decisivo in quello civile, entra nei rapporti quotidiani in famiglia e sul lavoro, tocca la sfera politica, ha un posto centrale nella dimensione religiosa; non vi è praticamente aspetto della vita che non ne sia almeno lambito. Evitare le responsabilità, prima, o addossarla agli altri, in seguito, è quel che tutti siamo sempre tentati di fare ed una buona fetta di tutte le menzogne del mondo nasce appunto dall’utilità di ‘chiamarsi fuori’ da una serie infinita di imputazioni di ogni tipo. Siamo così sensibili alle accuse che talvolta le percepiamo anche dove non esistono e questa sensibilità ci appartiene sin dall’infanzia, come è provato dall’ostinazione, dall’accanimento con cui i bambini si protestano innocenti quando vengono chiamati a rispondere (a torto o a ragione) di una qualche birichinata. Tale è il bisogno di essere riconosciuti innocenti che talvolta insistono nel proclamarsi tali anche dopo che l’adulto gliene ha dato atto come se temessero che quel riconoscimento sia solo strumentale, finalizzato a spegnerne le rimostranze. Essi vogliono esser certi del pieno e sincero riconoscimento della loro innocenza. La colpa ferisce e lo fa profondamente, è un buco nero dal quale ognuno cerca di star lontano e dentro il quale è sempre tentato di gettare gli altri.  

La colpa nasce dalla responsabilità la quale a sua volta è connessa alla coscienza. E’ vero che anche i bambini sono chiamati a rispondere delle loro marachelle, nondimeno essi non sono in alcun altro modo considerati imputabili in quanto non hanno piena coscienza del loro agire, non ne conoscono le conseguenze e non sono padroni di sé; è l’assenza o l’incompletezza della coscienza a renderli innocenti. D’altra parte, se non ci piace essere colpevoli non vogliamo nemmeno passare per eterni innocenti perché questo equivarrebbe a dichiararci incoscienti, irresponsabili come i bambini (appunto), gli animali, i pazzi. Vogliamo essere considerati responsabili e cioè suscettibili di essere colpevoli perché questo ci immette nella maturità, nella pienezza della dimensione umana, ma non colpevoli di fatto. Il rapporto con la responsabilità è perciò ambiguo, come se volessimo possedere una medaglia dotata di una sola faccia e questo, per quanto incredibile, è il miracolo che la GNF regala alle donne, rivendicando ad esse la completa coscienza ed al tempo stesso proclamandone l’innocenza radicale rimandando a cause sociali e culturali ogni loro agire delittuoso, illecito o semplicemente disdicevole.

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