Top Slide Menu

4.1.4 Profilo del pentito

Con l’espressione “Maschi pentiti”, coniata dal movimento Maschiselvatici, si fa riferimento a quei maschi che teorizzano e praticano il pentimento di Genere, quelli che hanno fatto dell’espiazione lo scopo della loro vita e della denigrazione delle creazioni, dei comportamenti, dei sentimenti e delle qualitas maschili una professione. 

Pentito è il maschio politicamente corretto, che pronuncia l’autodafé di Genere assegnando a quello maschile la responsabilità di quanto vi è di riprovevole nel mondo e rinviandone le cause a quel che giace nel cuore e nella mente dei maschi. E’ l’uomo nuovo che ha adottato il punto di vista femminile in tutte le cose e che parla come ci si attende da un maschio antimaschilista, moderno, libero perché a sua volta liberato dall’opera di convincimento, dall’insegnamento femminista, che auspica ed evoca l’avvento dell’Eden Femminista.i E’ il maschio sereno, senza risentimenti, senza rancore, che è forte e sicuro di sé perché sa chi è e quanto vale, quanto ci sia bisogno di lui nel mondo e lo sa perché la GNF glielo dice e le sue donne glielo confermano. E’ quello che trova legittima ogni pretesa femminile, ogni legge antimaschile, che sostiene e promuove la “tolleranza zero” contro tutte le violenze, quelle visibili, beninteso, quelle maschili. E’ l’uomo della rinuncia. Ha rinunciato a definirsi da sé vincendo la tentazione di raccontare a se stesso le verità che gli nascono dal cuore perché ha trovato migliori quelle che altri gli propone. Più eleganti, più nobili, più onorevoli. Ha rinunciato a manifestare le sue qualitas in famiglia e in ufficio, perché potenzialmente prevaricatrici e offensive, e soprattutto perché inesistenti, come gli insegna il Dogma Centrale. E’ l’uomo che si fa avanti per primo, che anticipa la denuncia femminile dei privilegi, del potere, delle prevaricazioni maschili e che invita le donne a non fermarsi, a non ascoltare i patetici, interessati lamenti maschili: “Donne, smettetela di perdonare!”.ii E’ quello che proclama la superiorità morale e intellettuale femminile, la superiore capacità manageriale e direttiva del sesso rosa, guardandosi peraltro dal dare il buon esempio con il dimettersi dalla carica per far posto a una donna. E’ l’uomo buono, mansueto, civilizzato: il maschio dal volto umano. 

Il suo habitat preferito sono i talk-show, le terze pagine dei quotidiani, le rubriche riservate sui settimanali, è qui che egli dà il meglio di sé ma non vi è tribuna dalla quale non si faccia sentire, occasione che egli perda per decantare la grandezza del femminile e insieme per lanciare i suoi sermoni a edificazione di quei riottosi che recalcitrano di fronte al necessario mutamento interiore, che trovano in qualche modo indigesta la rieducazione di Genere. Divenuto maestro di adulazione, questo virtuoso della piaggeria non teme il ridicolo e si spinge sino al punto di imbarazzare quel crescente numero di donne che incominciano ad essere stanche dell’autodenigrazione maschile e degli scomposti peana alla Donna Liberata, stanchezza congiunta al sospetto che dall’autoflagellazione maschile, a parte un effimero brivido di autocompiacimento, non possa nascere niente di buono per le donne stesse. Il numero di questi adulatori vergognosi di sé, spie della recente Verità, agenti del nuovo Bene, sicari dell’ultimo Amore, è in aumento e, come se una forza incontrollabile li governasse, trascinano l’intero genere maschile nel punto più basso della gerarchia morale; inaudito fenomeno collettivo del quale è necessario almeno tentare di delineare le origini.

i Cfr. D. Hill, Il futuro del maschio, Garzanti, Milano 2000.
ii Curzio Maltese su “Il Venerdì” de “La Repubblica”, 26.08.1998, p. 48.

0 commenti:

Posta un commento

I messaggi anonimi non verranno pubblicati.
Inserire Nome nell'apposito campo