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2.1.5 L’ombra della colpa

Secondo un’opinione diffusa il sentirsi in colpa deriverebbe dall’essere in colpa e perciò coloro che non lo sono perché non hanno provocato danni e non hanno tradito la parola data non possono provare quel sentimento. Se poi lo provano si dice che “non dovrebbero provarlo” come se potessero liberarsene con un atto cosciente, operazione talvolta suggerita persino da noti psicologi e proprio con riferimento alla condizione attuale degli uomini, sull’anima dei quali par loro di vederne l’ombra minacciosa. D’altra parte i lettini degli psicanalisti ospitano appunto gente piena di sensi di colpa dei quali evidentemente non riesce a liberarsi con uno schiocco delle dita, procedimento che, se non altro, sarebbe più economico. E’ possibile sentirsi in colpa pur essendo innocenti, anzi, nel conflitto dei sessi, come si era sospettato alla “Grande Muraglia”, sono proprio gli innocenti ad essere colpevolizzati. 

Qualsiasi maschio, richiesto se si senta in colpa per ciò di cui il femminismo accusa il suo Genere, risponde prontamente di no con malcelato fastidio, nessuno ammette di sentirsi in colpa ed anzi, irritati, i più si chiedono perché mai dovrebbero provare un tal sentimento. Questa negazione ha origini psicologiche così evidenti che non è necessario dilungarsi. Le persone che indagano sulle ragioni dei propri comportamenti, quelle che si ascoltano, sono così poche che la maggior parte degli umani non è neppure in grado di congetturare sulle motivazioni profonde delle proprie azioni, nessuno stupore dunque che i maschi ignorino quel che accade dentro di loro. D’altra parte anche quei pochi che ascoltano quel che bolle nella pentola interiore si guardano bene dal confessare un simile sentimento il cui riconoscimento tradisce il carattere condizionato dei comportamenti, magari dei più nobili, lede la libertà delle scelte, inquina l’autostima e appalesa una condizione di dipendenza inferiorizzante. Non si può ammettere di pensare ed agire sotto la pressione di forze oscure, meno che mai quando si sospetta che siano governate da altri. Non basta, perché alla negazione cosciente, che è comunque rara, si somma il fatto che il senso di colpa è spesso del tutto inconscio, anzi: “...si può azzardare l’ipotesi che una gran parte del senso di colpa debba normalmente restare inconscia ...” così si esprime il Nobel del ramo.17 Dove trovare un uomo che l’Otto marzo dica a se stesso: “Le compro le mimose perché mi sento in colpa”? Tutto congiura contro il riconoscimento dell’esistenza, della forza e del ruolo di questo sentimento e nessuno si aspetterà che sia il femminismo a svelare l’arcano.

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