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3.2c.3 Doppia partita

Con l’aggiornamento della Costituzione (art. 51) è stato compiuto il primo passo verso l’istituzione formale e l’universalizzazione delle quote femminili nelle assemblee di ogni ordine e grado, come già da tempo avviene in altri paesi, sarà poi la legge ordinaria a stabilirne la soglia. Si parla del quaranta per cento contro quel trenta che figura mediamente nelle legislazioni straniere e ciò ...“Per compensare il ritardo”. E’ vero infatti che in molti paesi   Italia in testa   le donne rappresentano una parte minima dei corpi assembleari (attorno al dieci per cento) mentre nel nord Europa raggiungono e talvolta superano il quaranta. Una simile sottorappresentazione è difficilmente tollerabile e deriverebbe, secondo la GNF, dal “soffitto di cristallo” che i maschi hanno eretto contro le donne, anzi, è prova clamorosa dell’esistenza del “glass ceiling”. L’ipotesi che derivi da diversità di interessi, di bisogni e di scelte è esclusa a priori in forza del Dogma Centrale, quello che proclama l’inesistenza di differenze naturali e del quale ci occuperemo. Le quote riservano una parte dei seggi alle donne in quanto tali a prescindere totalmente da quel che hanno speso in termini di energie, fisiche e psichiche, di tempo e di denaro per entrare nell’arena politica, per farsi conoscere, per conquistare quel ruolo, precisamente il contrario di ciò che accade per gli uomini. “Vuoi entrare in lista? - Si!” è tutto quel che una donna deve fare per occupare quel seggio per ottenere il quale un uomo politico medio ha dedicato centinaia o, più facilmente, migliaia di ore di attività pubblica, ha speso denaro ed energie, si è scontrato e si è difeso, ha percorso migliaia di chilometri, partecipato a centinaia di riunioni, perso giorni e nottate e quando la non attività ha lo stesso valore di una iper attività quello è precisamente il momento in cui questa vale zero. Quando colui che guadagna la vetta a costo di rischi, fatiche e rinunce deve condividere il risultato con colei che vi è giunta in elicottero, vuol dire che l’azione del primo non vale niente. Questo è il nucleo sostanziale della questione “quote” la cui proposizione presuppone, implica e dichiara l’inutilità, la vanità radicale di tutti gli sforzi maschili.

Vi sono molti uomini che si oppongono alle quote (e qualche donna, per motivi diversi) ma solo a parole   un sordo mugugno   e mai nei fatti, mai quando si tratta di votare contro la loro istituzione. Le obiezioni che i maschi muovono alle quote sono però fondate su un argomento totalmente diverso e del tutto inconsistente. Essi sentono bensì che in esse vi è qualcosa che li disturba profondamente, hanno sì la percezione vaga di uno svuotamento del senso della loro azione, ma non capiscono da dove derivi. Non comprendendone presupposti e conseguenze vi oppongono la questione ‘competenza’ che secondo essi verrebbe meno in quanto con le quote verrebbe eluso ogni processo di selezione. Secondo questa prospettiva la politica selezionerebbe i “migliori” ed in tal modo le donne non subirebbero alcuna selezione, una obiezione senza fondamento. Per quanto in politica l’istruzione in sé e per sé significhi poco, è certo che le ‘quotiste’ saranno più istruite della media dei colleghi maschi (vista la situazione scolastica) ed è comunque impossibile che si rivelino più incapaci di quelli pur eletti “selettivamente”. Anche il più ostinato dei maschilisti dovrà riconoscere che è del tutto impossibile che le donne si rivelino più inette, ignoranti, corrotte, arroganti, disoneste, demagoghe, false, rapaci e sanguinarie degli uomini. Porre la questione “competenza” e far di essa il motivo del rifiuto alle quote significa confessare di non aver capito quali ne siano i presupposti e le conseguenze: la negazione, l’azzeramento del valore dell’azione maschile, la dichiarazione di inutilità di ciò che gli uomini fanno per raggiungere quella visibilità che già le donne hanno alla nascita. 
 
Le quote non rappresentano altro che la garanzia dell’ascesa, in forza della legge, alle gerarchie, al potere formale; l’acquisto gratuito di una visibilità additiva che si sommi all’eterna presenza del femminile nella mente maschile. La salita garantita verso l’occupazione dei gradini superiori dell’apparente gerarchia degli esseri come se già non fosse la donna lo scopo primo (ammesso o negato che sia) della fantasmagorica creazione maschile. Attraverso le quote il genere femminile va a prendersi direttamente i frutti dell’azione senza pagarne il prezzo, ottiene finalmente di far valere nel campionato altrui i punti che guadagna nel suo. Ogni partita doppio punteggio.

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