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3.6.16 La buona prostituzione

Sin qui abbiamo ragionato della prostituzione intesa in senso ordinario, caratterizzata dallo scambio esplicito tra sesso e denaro, da rapporti brevi che si chiudono con il pagamento del prezzo, quella contro la quale sono schierati la Sinistra, il femminismo ed una parte del mondo Cattolico. La prostituzione praticata dalle prostitute, per dir così, quella visibile, solamente questa è oggetto di scomunica morale e di sanzioni legali, solo questa è brandita come arma contro gli uomini, l’altra, quella invisibile, non solo non è condannata ma trova nel femminismo il suo più potente fautore. Riprendendo l’esempio del week-end a Parigi si può vedere in che modo un rapporto già condannato come totalmente negativo possa trasformarsi in qualcosa di ben diversamente qualificato, per far ciò è sufficiente impastarlo con questi ingredienti: invisibilità, alto costo, relazione e durata, incertezza sulla contropartita. Se io per sei mesi vado in strada da Irina cado nella condanna che colpisce tutti i puttanieri, se invece per un uguale periodo la porto in giro per il mondo tra grandi alberghi e ristoranti di lusso, spesandola di tutto, regalandole gioielli e vestiti e consegnandole alla fine il giusto guiderdone, perdo immediatamente quella qualifica e divento un viveur. Ripetendo l’operazione con Olga e Ljuba nei mesi successivi potrei persino barattare questo commercio per altrettante “conquiste” come usano fare i collezionisti che si guardano bene dal confessare quanto sia venuta a costar loro la collezione. 

A parte le diverse condizioni ambientali (cosa che però vale tanto per loro quanto per me) ecco cosa distingue i due tipi di rapporti. Quello da strada è totalmente privo di vincoli, vuoto di qualsiasi relazione, de emotivizzato mentre l’altro costituisce in se stesso una relazione per quanto debole e a termine. Il primo è molto meno costoso del secondo, più facile e a portata di mano, accessibile a (quasi) tutti, il secondo a pochi. Nel primo lo scambio è palese, nel secondo è almeno in parte nascosto da regali e spese indirette. Nel primo non vi è alcuna durata oltre l’interazione fisica, nel secondo una durata esiste. Fatto decisivo, nel primo io maturo il diritto alla prestazione in assenza della quale non pago, nel secondo non sono sicuro di ottenere ciò per cui sto pagando. Sono dunque aumentati il costo, l’invisibilità e la durata mentre al tempo stesso ho perso la certezza della controprestazione. Tutto il rapporto è spostato ora verso le polarità femminili: relazione (vs. separazione), durata (vs. istantaneità), invisibilità (vs. visibilità), indeterminatezza (vs. determinatezza). La certezza della prestazione viene meno nel momento in cui si entra nella durata perché ora non è più stabilito il quando, il termine entro cui essa deve avvenire, mentre il rapporto meretriciale ordinario è immediato o brevissimo e a questa brevità è interessata proprio la donna. 

La durata le consente invece il rinvio ad un momento successivo che io non posso determinare e mentre rovescia le aspettative instaura la gerarchia: il pagamento non mi garantisce più nulla e perciò, proprio nel momento in cui pago di più, divento dipendente. Niente meglio del seguente fatto prova questo rovesciamento: nel rapporto di strada una denuncia per stupro è quasi impossibile persino se stupro vi fosse, mentre nell’altro essa è agevole e a portata di mano e mi può cadere addosso persino se io nemmeno tocco la donna. Una simile contingenza, il week-end a Parigi, rende l’accusa più credibile che in qualsiasi altro caso infatti si può   “si deve”   presumere che il maschio, avendo pagato, si senta in diritto di imporre il coito allo stesso modo dei mariti di una volta. La durata e quindi la relazione sovvertono le condizioni del rapporto giacché avere un debito significa doverlo saldare entro un termine dato se invece questo non è prefissato o compete al debitore stesso fissarlo non esiste alcun debito; nasce allora una gerarchia, le parti si invertono ed il creditore diviene colui che dipende. Questa è la ragione logica (epistemologica) della trasformazione del rapporto e questo è il motivo per il quale il femminismo combatte la prostituzione di strada, quella nella quale il maschio non dipende.

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