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3.3.3 1984

Nel suo 1984 Orwell descrive una società “utopica” dove le condizioni di vita sono tali da suscitare sgomento. Quella società immaginata vive sotto il dominio del Grande Fratello (personalizzazione del Partito) che tutto spia, tutto conosce, tutto governa, non solo il comportamento esteriore ma l’intimità, la psiche ed è proprio per controllare lo stato interiore che i suoi centomila occhi sono aperti in ogni luogo ed in ogni momento, al fine di cogliere quelle sfumature del comportamento, quelle espressioni quasi impercettibili del volto e degli occhi, quegli atteggiamenti inconsci dai quali prima o poi traspare, se esiste, qualsiasi traccia di dissidenza. Si è finalmente capito che la definitiva trasformazione del mondo è garantita per sempre quando tutti i cittadini sono conformati ai nuovi valori e hanno assunto quello stato emotivo che la società della pace, della giustizia, dell’uguaglianza e dell’abbondanza richiede per preservarsi. Si è compreso che la dissidenza proviene dalla persistenza di stati emotivi diversi da quelli ammessi e che necessariamente si manifestano in gesti quasi impercettibili, con tic nelle espressioni facciali, nel tono della voce, disvelamenti accomunati sotto il nome di “voltoreato”, segni che tradiscono l’imperfetta adesione al nuovo sistema etico politico, prova provata che l’individuo ha commesso quello “psicoreato” che è il delitto per antonomasia, una insidia pericolosissima che “…ti può sorprendere senza che nemmeno te ne accorga”. 

Quel mondo è caratterizzato tra l’altro dall’assenza totale di leggi non solo scritte ma anche non scritte ed è perciò, in apparenza, liberissimo ma è l’assenza di ogni legge lo strumento con cui i cittadini vengono convertiti e la loro interiorità modificata, resa nuova “nel senso più profondo e genuino, nel cuore e nell’anima”. E’ un mondo senza legge perché quest’assenza è una precondizione per l’imposizione della paura illimitata e permanente che impone ai cittadini l’autorepressione sistematica, impossibile da praticarsi a lungo senza tradirsi con un “voltoreato”. Unica via per superare quello stato di conflitto, di tensione intollerabile, è allora l’adeguamento, la conversione interiore, l’entrata in sintonia emotiva con i valori (gli stati emotivi) voluti dal Grande Fratello. Quello orwelliano è un mondo di paura, dove vige la “neolingua”, dove l’odio contro il male è minuziosamente programmato, dove regna il “tu devi”, dove tutto si conforma al principio che la natura umana è una creazione artificiale, perché “gli uomini sono infinitamente malleabili”, dove sulle anime vigila il Ministero dell’Amore.i

i G. Orwell, 1984, Mondadori, Milano 1973 (1949).

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