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3.2.6 L’avvento della “carriera”

Sin quando i mariti uscivano di casa per recarsi nei cantieri, nelle ferriere, nei porti e nelle cave o come braccianti a giornata a nessuna donna poteva passare per la testa l’idea di rivendicare il diritto di fare altrettanto e quelle che ne erano costrette, per la scarsità del reddito maschile, si auguravano mille volte di poter starsene a casa a badare ai figli anziché dover entrare nelle orribili filande o andare a rompersi la schiena nelle risaie. Nessuna poteva denunciare di essere “relegata in casa” “sfruttata e dipendente dal marito”. Nessuna mondina ha mai invidiato il marito agli altiforni, invidiava, come è ovvio, le casalinghe; nessuna di esse mai ha sognato di poter competere con lui nel provvedere al reddito familiare e questa condizione non era minoritaria ma estesa a livello di massa. Ancora nel 1950 il 42,2% degli occupati lavorava in agricoltura (all’inizio degli anni Trenta la quota sfiorava il 50) mentre il 32% lavorava nell’industria e cioè nelle fabbriche, che erano ben altra cosa da quelle attuali, e nei cantieri dove le donne non hanno mai messo piede.i Trascuriamo le miniere nelle quali persero la vita milioni di uomini e fuori dalle quali decine di milioni ansimarono per anni prima di morire anzitempo soffocati dalla silicosi.

In queste condizioni il termine ‘carriera’ riferito alle attività dei mariti suona semplicemente inconcepibile, se non oltraggioso, ed il suo uso provocatorio e beffardo per quelle generazioni di uomini che hanno pagato con la morte prematura il prezzo di quella svolta che doveva condurre le donne a rivendicarne il diritto. Solo nel secondo dopoguerra la casalinga americana, salutando dal bovindo della villetta in suburbia il marito che rispondeva con il clacson dalla Buick, solo allora si avvide, e giustamente, che una nuova era si apriva e che anche lei poteva andare là, nel mondo delle professioni impiegatizie, a guadagnare per sé quel che il marito guadagnava per entrambi. Quando la maggioranza dei maschi incominciò finalmente a guadagnarsi il pane senza fatiche e senza rischi per la salute e per la vita, allora e solo allora, come d’incanto, nacque il “diritto femminile alla carriera”. Con ciò l’epoca dell’indipendenza dal reddito maschile si apriva, come prospettiva, come stato prossimo a venire per tutte le donne occidentali, ma restava ancora una dipendenza irrimediabile, di cui, all’epoca, non si poteva nemmeno sognare la fine, quella connessa alla riproduzione. 

i “Il Sole - 24 Ore - Dossier”, 20.12.1999, p. II.

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