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3.3.18 Nemesi

In gioventù conobbi il caso di una donna, da tempo fortunatamente vedova, che veniva picchiata quasi tutti i giorni dal marito alcolista, mostro che usava gli stessi metodi anche con i figli ed altri familiari, si trattava di sangue nei corridoi e sulle scale. Il fatto era noto a tutti ma nessuno mai mosse un dito, non il parroco, non la polizia, non il locale circolo di Sinistra (e certo nessuno pretenderà che lo facesse il segretario locale del Movimento Sociale). Omertà universale, viltà collettiva. Questa realtà, quest’impunità della delinquenza domestica, al pari di altre, forma oggi la base morale del diritto femminile all’estensione senza limiti delle condanne pubbliche e delle denunce private sotto il titolo di offese e maltrattamenti. Questo è il buco nero che assorbe ogni energia morale maschile, che impedisce agli uomini di denunciare e, prima ancora, di percepire lo sconvolgimento derivante dal fatto che la definizione di questi delitti è consegnata all’arbitrio femminile.

Vengono denunciati per maltrattamenti, offese e oltraggi, uomini che hanno “insistito nelle richieste sessuali”, che hanno gettato a terra la camicia appena stirata, che hanno alzato la voce, che hanno battuto i pugni contro il muro. Uomini che hanno chiesto sesso alla moglie incinta, che l’hanno “esasperata” con le insistenze, che le hanno inferto “sofferenze psicologiche”, che non le sono “stati vicini” durante e dopo la gravidanza, che ne hanno “svalutato” il lavoro professionale o casalingo. Il catalogo di ciò che può fornire l’addentellato per una denuncia non ha più limiti, ogni giorno vi entrano nuovi elementi e nuovi comportamenti, nuove azioni e nuove omissioni maschili. 

L’insindacabilità del sentire femminile ha formato la base etica della legge che prevede che il marito sia immediatamente allontanato da casa su semplice denuncia della moglie, prima di ogni accertamento sulla consistenza delle accuse.i Tutti gli uomini possono essere mandati via di casa sulla semplice parola e tutto questo accade nel più assoluto silenzio come se l’abolizione delle regole e l’istituzione dello stato di incertezza non fossero i costituenti essenziali di ogni regime di paura. Al silenzio del passato sui picchiatori domestici è subentrato quello sulla costituzione del dominio legale femminile per la paura universale e l’impunità di cui godettero i pochi colpevoli viene ora usata come strumento di annichilazione degli innocenti e quel Genere che negò, che tacque, che restò immobile per secoli di fronte al male subìto, ora grida e denuncia, caccia e manda in rovina a discrezione rigettando sull’altra metà del mondo il male patito, quello vero e quello immaginario, come se fosse necessario, come se non si potesse far altro che venire offesi od offendere.

i Legge 4.04.2001, n. 154: “Misure contro la violenza nelle relazioni familiari”.

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