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1.3.4 Una verità indefettibile

Come si è visto, forse con un certo stupore, in queste pagine la GNF è assunta integralmente, senza critiche e senza correzioni e così sarà nel prosieguo. Questo apre la strada ad una immediata obiezione giacché la descrizione che essa fa del passato e del presente è tanto estrema da risultare inverosimile. La strumentalità del suo contenuto è così evidente che nessuno può prenderla veramente sul serio e farne argomento di discussione,troppo apertamente contraffatta e manipolata è la verità che racconta per non renderne la contestazione esercizio banale e risibile, troppo facile, insomma,falsificare la GNF usando le sue stesse affermazioni. In quest’ottica essa sarebbe bensì vera fin quando viene raccontata agli uomini e usata contro di essi ma diverrebbe falsa nel momento in cui, guardando l’altra faccia della medaglia, si incominci ad usarla contro il femminismo. Essa invece è vera sempre e in entrambe le direzioni. Infatti, contraria mente a tutte le possibili aspettative, il nostro scopo non consiste nella sua falsificazione,ma, al contrario, proprio nel mostrare che essa è vera ed inconfutabile in ogni sua parte. Non è falsificando il racconto femminile che gli uomini possono capire cosa stia accadendo ed uscire dalla gabbia nella quale si trovano, ma, al contrario, riconoscendone l’assoluta verità che si fonda su due ordini di motivi. 

Si dà per scontato che altro sia la storia ed altro il racconto che se ne fae che il secondo non deve venir confuso con la prima dal momento che potrebbe essere falso così come una mappa può descrivere il territorio in modo errato. Ma il vero errore consiste in questa prospettiva perché, mentre un territorio può esistere senza una mappa, la storia non può esistere senza un racconto. Non è necessario scomodare Nietzsche (“Non esistono fatti ma solo interpretazioni”) per vedere che, quanto alla storia, mappa e territorio si fondono e confondono perché il passato, in sé, non può falsificare alcuna affermazione, non può essere diverso da quel che se ne dice, per definizione. Se si vuol falsificare un racconto bisogna costruirne uno diverso e diventa in tal modo chiaro che il conflitto può esistere solo tra due racconti difformi e non tra la c.d. “verità storica” e quel che di essa si dice. Il passato non esiste come territorio ma solo come mappa, perciò la GNF non può essere falsa. 

Essa è però vera e inoppugnabile anche per un’altra e più importante ragione. La storia femminista è il parto delle donne occidentali e mentre parla del passato parla del presente e di chi lo descrive cioè delle donne stesse delle quali svela i sentimenti, la visione del mondo, il progetto di futuro. Essa manifesta, ma anche tradisce, quel che davvero giace nel cuore delle donne occidentali, quel che pensano del mondo, di se stesse e degli uomini. E’ una voce che parla dal profondo e che svela anche quel che sarebbe prudente tenere nascosto, al punto che, come vedremo, esse stesse, in uno straordinario rovesciamento dei ruoli, si sentiranno forse costrette, un giorno, a tentare di dichiarare falsa questa loro stupefacente, spietata verità. Quella voce è il disvelamento dell’orientamento femminile verso il cosmo,di quel che le donne pensano di tutto ciò che esiste, espressione della più profonda ed inconfutabile verità, quella che descrive l’esperienza originale,e perciò innegabile, di una forma vivente. Nessun trattato di psicologia potrà eguagliare la GNF nello svelare i caratteri della proiezione femminile nel mondo, nel dipingerne il labirinto dei sentimenti e anche le sue più inconcepibili e tremende affermazioni sono vere di una verità ineffabile giacché,come fu detto: “La bocca parla per sovrabbondanza del cuore”.

Il sospetto, ragionevole ma ingenuo, che nel prosieguo si giunga prima o poi a negare la verità di quel racconto, se non del tutto almeno in parte, è perciò fugato sin d’ora soprattutto là dove sembrerà davvero che si tenti di falsificare questa infalsificabile verità. Lasciamo quest’onere al femminismo.

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